Nova al Forum economico di Astana
 
La dodicesima edizione del Forum
 
“Agenzia Nova” ha preso parte, nelle giornate del 16-17 maggio, alla dodicesima edizione del Forum economico di Astana (ora Nur-Sultan), che dal 2008 riunisce alcune delle più importanti personalità politiche, economiche e istituzionali sul piano internazionale in una piattaforma fondamentale per la discussione delle sfide più pressanti che l’economia e il sistema finanziario globale si trovano a dover affrontare anno dopo anno in ambito imprenditoriale, commerciale, tecnologico e sociale. L’edizione di quest’anno, con lo slogan “Inspiring growth: people, cities and economies”, ha riunito più di 50mila personalità provenienti da tutto il mondo per la discussione degli importanti cambiamenti che la rivoluzione tecnologica e digitale in atto ha portato al tessuto economico, industriale e sociale dei singoli paesi, con un’attenzione particolare al ruolo di interconnettore tra Cina ed Europa che il Kazakhstan sta giocando nel progetto per la nuova Via della seta, lanciato da Pechino nel 2013 per creare una nuova rete di infrastrutture in grado di migliorare il collegamento e la cooperazione tra tutti i paesi dell’Eurasia. Sfruttando il contributo di iniziative come il Forum di Astana e una posizione strategica dal punto di vista geografico, il Kazakhstan si sta impegnando per diventare un hub commerciale e finanziario per la regione dell’Asia centrale.  
 
Gli obiettivi del Forum
 
Con la presenza dei rappresentanti di 150 paesi in tutto il mondo, il Forum economico di Astana (Aef) è espressione della crescita consistente che negli ultimi anni ha caratterizzato l’economia del paese, che dal 1990, anno della sua indipendenza, è cresciuta di 20 volte registrando una diminuzione del tasso di povertà dal 40 al 3 per cento. Alla seduta plenaria del Forum, aperta con un discorso del primo presidente kazakho, Nursultan Nazarbayev, e a cui hanno preso parte personalità di spicco come la direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde, il presidente della repubblica d’Armenia, Armen Sarkissian, e il primo ministro della Georgia, Mamuka Bakhtadze, è stata sottolineata l’affidabilità del modello di sviluppo del Kazakhstan “che ha dimostrato la sua sostenibilità ed efficienza nonostante tutte le circostanze e le previsioni”, ha detto il primo presidente del paese centrasiatico. “Apprezzo molto la fiducia che i nostri partner, paesi ed investitori hanno dimostrato nei nostri confronti: questo ottimismo pragmatico è una componente chiave della fiducia nel sistema politico ed economico del Kazakhstan”, ha poi aggiunto Nazarbayev, ribadendo che, attraverso l’attuazione della Strategia di sviluppo 2050, “il paese è determinato ad entrare tra i 30 paesi più sviluppati al mondo”.

L’Asia centrale, ha detto la direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), giocherà “un ruolo centrale nei prossimi anni, e la crescita economica che ha interessato i paesi della regione è segno di un enorme potenziale di sviluppo”. “Dobbiamo impegnarci al massimo per rimanere su questa strada attraverso l’attuazione di politiche domestiche efficaci, la diversificazione economica e un rafforzamento della cooperazione internazionale”, ha aggiunto Lagarde, sottolineando poi la necessità di proseguire con l’abbattimento delle barriere commerciali, facilitare l’accesso ai mercati finanziari e sostenere “le nuove generazioni che rappresentano il nostro futuro”. Quest’ultimo punto è stato ripreso anche dal presidente armeno, Armen Sarkissian, che ha sottolineato l’importanza del sostegno al settore scolastico e universitario e ribadito come l’epoca in cui viviamo sia interessata “da una vera e propria rivoluzione in termini di sviluppo, che sta cambiando radicalmente il mondo in cui viviamo” in tutte le sue sfaccettature, dalla vita quotidiana del cittadino a quella istituzionale.

La direttrice del Fmi, che ha anche discusso le prospettive per una maggiore cooperazione regionale durante una tavola rotonda con i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche centrali eurasiatiche, ha colto l’occasione per ribadire ancora una volta quanto sia cruciale “rafforzare la connettività tra i paesi dell’Asia centrale: un requisito fondamentale per garantire un accesso equo ed efficiente ai mercati finanziari”. Alla conferenza stampa successiva all’incontro, a cui hanno preso parte anche il direttore del dipartimento per il Medio Oriente e l’Asia centrale del Fmi, Jihad Azour, e il capo della missione in Kazakhstan, Mark Horton, Lagarde ha anche fatto chiara l’importanza di uno sfruttamento corretto delle nuove tecnologie e delle opportunità da esse create, elogiando gli ottimi risultati ottenuti dalle autorità di Nur-Sultan in materia di politiche fiscali, ristrutturazione bancaria e riforme nel settore finanziario. Le discussioni che hanno avuto luogo nel quadro del Forum si sono anche concentrate su una serie di questioni legate alla sostenibilità e alla sicurezza dell’ambiente: temi che stanno diventando sempre più pressanti grazie al progresso tecnologico e alla sensibilizzazione dei cittadini in ambito “green”. Il sostegno del Kazakhstan alle iniziative lanciate nel quadro dell’Agenda 2030 per l’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile è stato confermato anche dal primo ministro, Askar Mamin, che in un intervento rilasciato nel quadro della seconda giornata del Forum ha ribadito la necessità di un dialogo più frequente ed approfondito per la discussione dei problemi legati alla sostenibilità ambientale.
 
 
Un ruolo strategico nel quadro della nuova Via della seta
 
Leader in una regione che rappresenta un ponte tra Asia ed Europa, il Kazakhstan sta cercando di sfruttare al massimo la sua crescita economica e la sua posizione geograficamente strategica nel quadro dell’iniziativa cinese della nuova Via della seta (One Belt One Road – Obor), con l’obiettivo di diventare un hub logistico, finanziario e commerciale nella regione dell’Asia centrale. Su questo tema si sono incentrate molte delle conferenze e discussioni che hanno avuto luogo nel quadro dell’evento, a cui, oltre ad una serie di rappresentanti d’imprese e banche di tutto il mondo coinvolte nel progetto, ha preso parte anche il vicepremier della Repubblica popolare cinese, Han Zheng, che ha concluso la sua visita ufficiale in Kazakhstan partecipando alla prima giornata del Forum. I rappresentanti del governo di Nur-Sultan e della comunità imprenditoriale del paese centrasiatico, protagonisti nella maggior parte dei panel, hanno anche ribadito l’interesse del Kazakhstan nei confronti di qualsiasi nuova rotta commerciale che colleghi l’Asia all’Europa. “Siamo pronti a collaborare con chiunque, nel quadro di qualsiasi corridoio internazionale per il transito di merci: abbiamo contatti amichevoli con Russia, Georgia, Azerbaigian, Turchia e anche con i paesi aderenti all’Unione europea”, ha confermato Saparbek Tuyakbaev, amministratore delegato della società statale Kazakh Invest, ad una conferenza stampa organizzata al termine della terza edizione del Kazakhstan Global Investment Roundtable (Kgir-2019) che ha avuto luogo il 17 maggio a Nur-Sultan.

In virtù del suo enorme potenziale economico, il Kazakhstan si sta impegnando per consolidare il più possibile i rapporti con la Cina, soprattutto nel quadro dei rapporti commerciale, la cooperazione transfrontaliera e del progetto del Centro internazionale di cooperazione di confine a Khorgos. Su questi temi si è incentrato il colloquio bilaterale del 15 maggio tra il primo ministro kazakho Askar Mamin e il vicepremier cinese, che hanno anche discusso approfonditamente una serie di questioni connesse alla cooperazione industriale e di investimento nelle infrastrutture nel quadro della nuova Via della seta. L’importanza che le autorità di Pechino danno ai rapporti con il Kazakhstan è stata confermata dallo stesso vicepremier nel suo intervento alla seduta plenaria del 16 maggio, durante il quale è stata sottolineata la totale disponibilità della Cina “a condividere con i partner internazionali tutte le opportunità offerte dalla nostra economia e base demografica”. Ribadendo il successo del secondo Forum sulla nuova Via della seta che ha avuto luogo nelle giornate del 25-27 aprile scorso a Pechino con la partecipazione di 37 tra capi di Stato e di governo, conclusosi con la firma di contratti e accordi per oltre 60 miliardi di dollari. “Siamo pronti a sostenere la liberalizzazione dell’economia globale e una crescita diffusa e sostenibile”, ha aggiunto Han, sottolineando quanto sia fondamentale sostenere lo sviluppo del capitale umano e l’innovazione, che “costituisce un driver cruciale in termini di prosperità economica”.

Il rafforzamento della connettività tra i paesi che collegano la Cina all’Europa, che costituisce uno degli obiettivi fondamentali nel quadro dell’iniziativa di Pechino, è stato sottolineato anche dalla direttrice del Fmi, che lo ha definito come “un requisito fondamentale per un accesso equo e facilitato ai mercati finanziari”. A questo proposito, le autorità di Nur-Sultan stanno promuovendo sempre di più l’avviamento di nuovi progetti d’investimento nel settore infrastrutturale nazionale: ad una riunione di governo il 21 maggio, il ministro dell’Industria Roman Skylar ha annunciato il lancio di 320 nuovi progetti entro il prossimo anno in una serie di zone economiche speciali ed industriali: aree “che contribuiscono sensibilmente all’attrazione di nuovi investimenti provenienti dall’estero e al rafforzamento delle esportazioni”. “Abbiamo già lanciato 183 iniziative, 46 delle quali con l’apporto di capitali stranieri, che hanno creato 15.500 nuovi posti di lavoro”, ha detto il ministro, aggiungendo che entro il 2021 saranno avviati 173 nuovi progetti industriali per un totale di 1,3 miliardi di dollari.

In aggiunta alle iniziative domestiche, le autorità di Nur-Sultan hanno sfruttato il Forum per consolidare ulteriormente i rapporti bilaterali con i paesi circostanti coinvolti nei corridoi commerciali e di trasporto internazionali. I percorsi da realizzare nel quadro della nuova Via della seta – uno terrestre che prevede tre diverse rotte per connettere la Cina ad Europa, Medio Oriente e Sud-est asiatico e due marittimi per il collegamento con l’Europa e le isole pacifiche attraverso Oceano Indiano, Mar Rosso e mare di Cina – non sono infatti gli unici corridoi per il transito merci su cui il Kazakhstan sta investendo. A questo proposito, particolare importanza è stata data al consolidamento dei rapporti con i paesi del Caucaso meridionale, soprattutto Azerbaigian e Georgia. Il capo del governo di Tbilisi, Mamuka Bakhtadze, intervenuto alla plenaria del Forum, ha ribadito l’interesse della Georgia a partecipare al processo di sviluppo del potenziale economico del Kazakhstan a fronte “del legame sempre più saldo che ci unisce” e in virtù sia della “nostra posizione strategica dal punto di vista geografico” che degli accordi di libero scambio “che vantiamo con l’Unione europea e con la Cina”.

Come confermato anche dai rappresentati del governo di Nur-Sultan, una partnership rafforzata con la Georgia contribuirebbe a consolidare ulteriormente il ruolo di ponte tra Asia ed Europa recentemente assunto dal Kazakhstan. Il paese caucasico, infatti, è tra i maggiori fautori del cosiddetto corridoio di mezzo: una rotta per il transito di merci attraverso i paesi dell’Asia centrale, l’Azerbaigian e la Georgia che costituirebbe una buona alternativa rispetto a quelle passanti per l’Iran (un corridoio reso ormai quasi impraticabile a causa delle sanzioni statunitensi) e per la Russia. In un’intervista rilasciata ad “Agenzia Nova”, il direttore esecutivo del consorzio georgiano Anaklia City, Ketevan Bochorishvili, ha dichiarato che i paesi che verrebbero attraversati dal corridoio di mezzo hanno già avviato un gran numero di iniziative domestiche per la modernizzazione delle infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali nazionali, come la costruzione del porto in acque profonde ad Anaklia o i lavori per lo sviluppo del porto kazakho di Aktau.
   
 
Settore energetico: ancora driver fondamentale per l’economia nazionale
 
Nonostante gli ottimi risultati in termini di diversificazione, l’economia del Kazakhstan è ancora fortemente influenzata dal settore energetico e dall’attività svolta dalla compagnia statale KazMunayGas. A fronte di ciò, un gran numero di panel organizzati nel quadro del Forum si è incentrato sulla discussione di questioni relative al futuro dell’industria energetica in Kazakhstan, all’apporto delle nuove tecnologie nel settore e alla necessità di consolidare la partnership con le multinazionali che hanno investito nelle ingenti risorse naturali del paese centrasiatico. Alla terza edizione del Kazakhstan Global Investment Roundtable è stato firmato un gran numero di accordi internazionali nel settore energetico, come un’intesa tra l’amministrazione locale della regione di Mangistau e la compagnia di Singapore Westgasoil per la cooperazione nella produzione di metanolo e olefine.

Le compagnie energetiche internazionali hanno garantito una presenza diffusa anche al Forum Aef, nel quadro del quale sono stati organizzati numerosi panel per la discussione delle nuove sfide che l’industria energetica del Kazakhstan si troverà a dover affrontare nel prossimo futuro. Nello specifico, le tavole rotonde si sono concentrate sull’identificazione dei principali problemi da risolvere nel settore dell’industria energetica: il direttore generale di Psa Llp, Murat Zhurebekov, ha sottolineato la necessità di “dare il via ad un processo di localizzazione diffusa della produzione che possa risolvere i problemi derivanti dalla mancanza di competenze specifiche”: una limitazione che potrebbe essere dovuta all’utilizzo di tecnologie obsolete o alla mancanza di forza lavoro sufficientemente qualificata o specializzata. Allo stesso panel, a cui hanno preso parte numerosi esponenti dell’industria energetica domestica ed internazionale, ha partecipato anche Olivier Lazare, capo della missione in Kazakhstan dell’azienda anglo-olandese Shell che è il principale partner di Eni nel quadro dei progetti avviati per lo sviluppo dei giacimenti di Kashagan e Karachaganak. Nonostante le performance soddisfacenti riscontrate nel quadro delle specifiche iniziative, il manager ha sottolineato la necessità di ridurne i costi, che si attestano a livelli generalmente più elevati del normale. “Un’operazione di questo tipo ci consentirebbe di aumentare il numero dei progetti e di investire di più, rafforzando al contempo la localizzazione della produzione”, ha precisato Lazare.
 
 
Opportunità per le aziende italiane
 
Il Forum di Astana rappresenta un’opportunità significativa anche per le imprese italiane, soprattutto a fronte dell’interesse che le autorità della penisola hanno ultimamente mostrato nei confronti dei mercati e degli investimenti provenienti da Cina e paesi asiatici, confermato dalla partecipazione del primo ministro Giuseppe Conte al secondo Forum di Pechino sulla nuova Via della seta. Non è un mistero, infatti, che l’iniziativa apra ad opportunità importanti per la creazione di nuove infrastrutture e le esportazioni, soprattutto nel settore agroalimentare. Una piattaforma fondamentale in questo senso è stato il Kgir-2019: alla tavola rotonda hanno partecipato i rappresentanti di oltre 1.100 imprese, 600 delle quali provenienti da paesi stranieri come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Turchia, India, Singapore e Emirati. La tavola rotonda, presieduta dal primo ministro Askar Mamin, si è conclusa con la firma di 45 accordi per un importo totale di 8,9 miliardi di dollari. “Gli investimenti sono un fattore cruciale per lo sviluppo economico del Kazakhstan, a tal punto che abbiamo deciso di creare un organo specifico per l’attrazione di nuovi investimenti provenienti dall’estero”, ha dichiarato il premier, sottolineando che, dalla sua indipendenza, il paese ha attratto investimenti per 300 miliardi di dollari. Tra gli accordi più importanti firmati dalle aziende italiane nel quadro della tavola rotonda figurano intese nel settore energetico e nei comparti per lo smaltimento rifiuti e l’agroalimentare, soprattutto nel quadro dell’esportazione di verdure, pasta, carne e passata di pomodoro.