La Croazia e l'Ue
 
I rapporti bilaterali tra Italia e Croazia
 

La Croazia punta a rafforzare ulteriormente gli “eccellenti” rapporti bilaterali con l’Italia: “Vogliamo più investimenti italiani e maggiori connessioni tra le due sponde dell’Adriatico”. E’ quanto affermato dalla presidente della Repubblica croata, Kolinda Grabar-Kitarovic, in un’intervista concessa ad “Agenzia Nova” nel corso della sua visita di due giorni in Italia il 29 e 30 maggio. Oltre allo sviluppo delle relazioni bilaterali, il capo dello Stato ha affrontato nell’intervista anche il tema delle priorità della presidenza di turno croata del Consiglio Ue nel primo semestre del 2020, l’adesione di Zagabria nell’area Schengen e nella zona euro e l’integrazione europea dei Balcani occidentali. “Le relazioni bilaterali tra Italia e Croazia sono eccellenti e senza questioni aperte”, ha affermato Grabar-Kitarovic, prima donna a ricoprire la carica di capo dello Stato in Croazia dopo la sua elezione nel 2015. “L’Italia – ha osservato – si trova al secondo posto per quanto riguarda l’interscambio commerciale; al terzo tra i maggiori investitori in Croazia; e al quarto posto per numero di turisti in arrivo”. Secondo la presidente croata, c’è spazio per un ulteriore miglioramento della cooperazione in tutte queste aree e proprio di questo ha parlato negli incontri avuti a Roma con il capo dello Stato Sergio Mattarella, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Camera Roberto Fico.

Grabar-Kitarovic ha sottolineato il successo della recente riunione del comitato di coordinamento inter-governativo Italia-Croazia, svoltosi a gennaio 2018 dopo un’interruzione durata otto anni: “E’ incoraggiante che tale riunione si svolgerà nuovamente nel 2019 a Zagabria”, ha detto. “Vogliamo vedere più investimenti e più contatti tra le imprese (B2B)”, ha dichiarato la presidente, evidenziando l’importanza degli investimenti italiani nel settore bancario e assicurativo della Croazia e della cooperazione nel campo dell’energia, in particolare per con le potenzialità offerte dal settore delle rinnovabili. Uno dei settori più importanti su cui cooperano Italia e Croazia, a parere della presidente, è certamente quello della sicurezza, con una collaborazione sviluppata tra i ministeri dell’Interno, della Difesa e tra i Servizi di sicurezza. Altri settori cruciali per i rapporti tra Roma e Zagabria, a suo parere, sono inoltre quelli delle costruzioni e dei trasporti: la presidente ha in proposito menzionato l’intesa volta a connettere le coste italiane e croate dell’Adriatico, “un’iniziativa dal potenziale enorme – ha detto -, soprattutto se combiniamo il nostro lavoro per attrarre i traffici dal Canale di Suez dal momento che c’è un vantaggio competitivo rispetto ai porti del nord Europa in termini di tempo dei trasporti”. “Per questo dobbiamo costruire migliori infrastrutture”, ha detto, indicando che Zagabria punta sul completamento dell’autostrada Adriatica-Ionica ma anche su nuove connessioni dai porti di Rjieka (Fiume) e Ploce verso il resto dell’Europa.
Industria della cantieristica navale, settore Ict, lavorazione del legno, agroalimentare e turismo rappresentano altri elementi chiave dei rapporti bilaterali tra Italia e Croazia. Per quanto riguarda quest’ultimo settore, Grabar-Kitarovic ha ricordato il volo diretto che collega Milano e Zagabria tre volte a settimana e il prossimo lancio del traghetto Termoli-Ploce, che sarà attivato in questi giorni, per poi essere seguito da quelli verso Hvar e Spalato. “Vogliamo vedere maggiori contatti tra le due parti dell’Adriatico”, ha dichiarato. “E un altro aspetto fondamentale che lega i nostri due paesi sono le rispettive minoranze”, ha dichiarato Grabar-Kitarovic ricordando che la minoranza italiana è riconosciuta nella Costituzione croata e ad essa viene garantito un seggio nel parlamento di Zagabria, occupato ora dal vicepresidente del legislativo Furio Radin. “Il governo croato sta investendo una quota di rilievo, se comparata con il bilancio, per le attività della minoranza italiana”, ha dichiarato Grabar-Kitarovic precisando d’altra parte che nel corso della sua visita in Italia ha in agenda una tappa in Molise per incontrare la minoranza croata nell’area al fine di promuovere per loro la possibilità di studiare la loro lingua d’origine. Ciò può essere fatto anche in altre regioni, come il Friuli Venezia Giulia, per aprire alla possibilità di imparare il croato “anche nelle università italiane” in quanto “anche la nostra cooperazione nel campo della cultura e degli scambi nel settore dell’istruzione è molto importante”.

 
 
Zagabria guarda all’area Schengen e all’adozione dell’euro
 

Nel primo semestre del 2020 la Croazia, ultimo paese ad aver aderito all’Ue nel 2013, presiederà per la prima volta il Consiglio dell’Unione. “L’allargamento ai Balcani ed al sud est Europa sarà certamente una priorità della presidenza croata. E anche la Romania, che insieme alla Finlandia è parte del ‘trio’ della presidenza Ue tra il 2019 e il 2020, condivide tale priorità. Ci siamo già impegnati a organizzare un summit Ue-Balcani occidentali a Zagabria durante il nostro semestre di presidenza”, ha dichiarato Grabar-Kitarovic aggiungendo che altre priorità saranno “le riforme nell’Ue per creare più lavoro, soprattutto per i giovani, migliori standard di vita, competitività dell’Unione, connettività e coesione; ma anche la sicurezza, per rispondere alle minacce moderne, non solo sul terrorismo ma anche sul cyberspazio e per fare fronte a minacce ibride, come le fake news e la radicalizzazione dei giovani tramite i social media”. “Dobbiamo anche guardare al sud Europa e alle nostre connessioni con il Mediterraneo, con il nord Africa e il Medio Oriente – ha detto -; siamo responsabili, insieme Italia e Croazia, del futuro del Mediterraneo, per cui il rafforzamento del fianco sud deve essere inserito nell’agenda europea, così come la necessità di lavorare con i paesi del Nord Africa e Medio Oriente per rispondere alla radice delle cause dei flussi migratori che abbiamo visto nei Balcani e che ancora vedete in Italia. Serve un approccio congiunto sull’immigrazione da parte di tutti i paesi Ue, per una maggiore protezione dei confini esterni e per rafforzare la stabilità e la sicurezza in Europa”.

La presidente croata ha confermato, nonostante il crescente euro-scetticismo in Europa, la ferma volontà di Zagabria di aderire all’area Schengen e alla zona Euro. “Anche in Croazia il consenso verso l’Ue è in calo, ma noi ricordiamo i tempi della guerra molto meglio di ogni altro paese membro Ue, in quanto siamo il primo paese membro ad avere avuto un conflitto nel suo territorio dopo la Seconda guerra mondiale. Nonostante ciò, c’è euro-scetticismo crescente accompagnato dalla paura di un’Europa a differenti velocità, con sempre maggiori ineguaglianze tra i paesi membri”, ha affermato. “Noi vogliamo essere al centro del progetto europeo – ha rimarcato -. E vogliamo entrare nell’area Schengen per cui abbiamo lavorato duramente al fine di centrare tutti i criteri tecnici, che saranno rispettati entro la fine dell’anno”. “Spero che la decisione per l’ingresso di Croazia, Romania e Bulgaria nell’area Schengen venga presa il prima possibile, auspicabilmente nel prossimo Consiglio europeo che si svolgerà nel 2019 in Romania come indicato dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker”.

Per quanto riguarda l’adozione dell’euro, ha spiegato la presidente, “questo passo non avverrà così rapidamente: pianifichiamo di divenire parte del meccanismo di scambio europeo durante la nostra presidenza nel 2020 per poi continuare con la piena membership nell’Eurozona”. “Già rispettiamo la maggior parte dei criteri di Maastricht – ha detto - e la nostra economia è così legata e dipendente all’Ue e all’euro, di modo che l’adozione della moneta unica renderebbe la nostra vita molto più semplice”. Secondo Grabar-Kitarovic, “potrebbe esserci uno shock iniziale come potrebbe non esserci, ma certamente i benefici dell’adozione dell’euro saranno molto maggiori dei potenziali effetti negativi. E un caso emblematico è rappresentato dai benefici nel campo del turismo”.

 
 
La sfida della riconciliazione nei Balcani
 

Per quanto riguarda la situazione nei Balcani, la presidente croata ha ammesso che “questioni aperte rimangono”, non soltanto tra Belgrado e Zagabria, ma tra molti paesi dell’Europa sud-orientale. “Noi sosteniamo il percorso di adesione della Serbia all’Unione europea, ma la strategia di adesione Ue per i Balcani occidentali prevede nel rapporto individuale per ogni paese la soluzione di ogni disputa bilaterale prima dell’adesione”, ha detto aggiungendo: “Continueremo ad insistere sul rispetto da parte della Serbia di tutti i criteri, come ha dovuto fare la Croazia per l’adesione; ciò non significa che abbiamo alcuna intenzione di rallentare il processo di integrazione di nessuno. Credo che abbiamo ancora tempo e possiamo lavorare in parallelo con il processo europeo dimostrando maturità per risolvere insieme le questioni aperte tra Serbia e Croazia”. “Guardiamo al futuro delle nostre relazioni e non al nostro passato, perché siamo due paesi vicini e lo saremo per sempre”, ha dichiarato ancora Grabar-Kitarovic, la quale ha condannato tuttavia l’episodio avvenuto recentemente quanto il leader del Partito radicale serbo Vojslav Seselj ha calpestato la bandiera della Croazia di fronte al parlamento di Belgrado, costringendo la delegazione parlamentare di Zagabria ad interrompere prima del tempo la visita nella capitale serba. Secondo la presidente, si tratta di un episodio che danneggia non solo i rapporti bilaterali, “ma soprattutto il paese da dove provengono queste provocazioni, da parte un personaggio condannato per crimini di guerra come Seselj”.

Secondo la presidente croata, “è nell'interesse reciproco di entrambi i paesi risolvere tutte le questioni aperte, possibilmente senza l’aiuto della comunità internazionale”. “Ma se ciò si dovesse rendere necessario, come nel caso della disputa sulla demarcazione dei confini tra Croazia e Serbia, possiamo rivolgersi ad un’istanza internazionale”, ha aggiunto Grabar-Kitarovic ricordando anche “la responsabilità” di risolvere la questione delle persone scomparse dalla guerra degli anni Novanta in modo da dare una risposta alle tante famiglie che ancora nono sanno dove sono i loro cari, “per chiudere definitivamente questo capitolo della nostra storia”. Un altro problema aperto con Belgrado, ha osservato, è infine legato alla “giurisdizione universale”, in base alla quale la Serbia si arroga il diritto “di perseguire penalmente un cittadino croato per crimini presumibilmente commessi sul territorio della Repubblica di Croazia; ma questi capi d’accusa sono fondati principalmente su disposizioni previste in base alle leggi dell’ex Jugoslavia, in particolare sui documenti dell’Esercito jugoslavo che accusano di ribellione contro uno Stato che non esiste più dal 1991”. “Si tratta di pretese irrazionali che devono essere risolte”, ha affermato in quanto le persone nelle due parti del confine “devono essere sicure di non essere arrestate se si spostano dall’altra parte” e per questo è necessario cooperare sullo scambio di informazioni “per punire i crimini che invece devono essere puniti”.

Il capo dello Stato ha espresso un giudizio, nell’intervista con “Agenzia Nova”, anche sul lavoro svolto dal Tribunale penale per i crimini nell’ex Jugoslavia (Icty), che ha chiuso nel dicembre 2017 la sua attività. A suo parere, l’Icty “ha avuto alcuni successi, ma anche fallito sotto diversi aspetti”. Grabar-Kitarovic ha individuato tra le criticità nell’operato del Tribunale il fatto che i parametri utilizzati “non sono stati gli stessi in tutti i giudizi, con criteri molto diversi a seconda della provenienza internazionale dei vari giudici”. “Alcuni criminali hanno ricevuto sentenze ridicole, su casi invece molto ben documentati, come per quello del trio di Vukovar. Per cui il risultato è che ci sono state sentenze sproporzionate rispetto ad altri casi”, ha dichiarato la presidente parlando anche di “molti casi politicizzati”. Secondo Grabar-Kitarovic, bisogna ripartire dalle lezioni imparate per lavorare sull’attuale sistema, in modo da renderlo “un meccanismo funzionale”.

Passando ai rapporti tra due paesi membri dell’Ue nell’area balcanica, Croazia e Slovenia, Grabar-Kitarovic ha spiegato che per Zagabria l’arbitrato internazionale sulla demarcazione dei confini marittimi “è stato compromesso” in quanto “non si può accettare che vengano modificate le regole dell’arbitrato durante il processo in corso”, perché ciò porta al venire meno “della fiducia su cui si fonda l’arbitrato”. “Slovenia e Croazia credo siano in grado di lavorare bilateralmente per risolvere la disputa sui confini – ha detto –. Ogni aiuto amichevole è ben accetto, ma credo che siamo in grado di risolvere la questione da soli. Apprezziamo molto la posizione neutrale dell’Italia, un paese amico di entrambi i paesi”. Sempre nell’area dell’Adriatico, la Croazia punta allo sviluppo dei suoi piani energetici e alla cooperazione con gli altri paesi della regione nel campo dell’energia.

Il governo della Croazia intende completare il progetto per la creazione di un terminale per il Gas naturale liquefatto (Gnl) nell’isola di Veglia (Krk) e questa è “una priorità del governo garantita da un’apposita legge speciale”. “Si tratta di un progetto strategico europeo – ha spiegato -, con fondi Ue stanziati per la sua realizzazione, in quanto contribuirà alla sicurezza energetica e alla diversificazione”. Come osservato da Grabar-Kitarovic, la Croazia punta molto anche sull’Iniziativa dei Tre Mari (lanciata per connettere Mar Adriatico, Mar Baltico e Mar Nero): “Intendiamo connetterci al Nord Europa, alla Polonia e agli Stati Baltici, ma anche costruire inter-connettori ‘reverse flow’ con l’Ungheria, l’Ucraina e altri paesi, in modo da garantire flussi di gas in grado di rispondere a possibili eventi geopolitici nell’est Europa”. “Italia e Croazia – ha concluso – devono certamente cooperare nel settore energetico, in quanto Zagabria sostiene in pieno l’Unione energetica dell’Ue e la diversificazione delle fonti e delle rotte”. (Pav) © Agenzia Nova - Riproduzione riservata