Presidenziali in Bulgaria
 
 La netta vittoria di Radev
     

Sofia, 14 nov - (Agenzia Nova) - Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Bulgaria ha visto il largo trionfo del generale in congedo Rumen Radev, sostenuto dal Partito socialista bulgaro (Bsp), sul candidato governativo Tsetska Tsacheva. Il vantaggio di Radev su Tsacheva si è attestato a circa 23 punti percentuali: l’ex comandante delle Forze aeree bulgare ha infatti ottenuto il 59,36 per cento dei consensi mentre la sua avversaria, la presidente del parlamento e candidata del partito di governo Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (Gerb) ha ricevuto solo il 36,16 per cento delle preferenze. In termini meramente aritmetici, Radev ha ottenuto 2.063.082 milioni di voti, mentre Tsacheva ha ricevuto il sostegno di 1.256.485 milioni di elettori bulgari. Sono stati invece 155.411 i cittadini che hanno preferito l’opzione “Non sostengo nessuno”, introdotta proprio in occasione delle elezioni presidenziali. La partecipazione elettorale per il ballottaggio alla presidenza bulgara è stata del 50,3 per cento, compresi i cittadini che hanno votato all’estero. 

 

 

     
Un generale come presidente della Bulgaria
     
Sofia, 14 nov - (Agenzia Nova) - Il profilo politico di Radev è molto distante da quello di Tsacheva, esperta ma poco carismatica figura istituzionale. Al contrario, il generale in congedo ha saputo convincere gli elettori bulgari della propria validità, nonostante la scarsa esperienza politica, sfruttando il sentimento di scontento popolare rispetto all’attività del governo di Bojko Borisov. Intercettando il voto di protesta, Radev ha potuto contare al secondo turno anche su una buona parte delle preferenze che una settimana prima erano andate al candidato dei partiti nazionalisti Krasimir Karakachanev e al ricco imprenditore Vesselin Mareshki, che si era presentato con una lista indipendente. Gli analisti politici locali hanno fatto inoltre notare come la vittoria di larga misura di Radev non vada scambiata per un trionfo del Partito socialista bulgaro, vista la partecipazione attiva dei giovani e della popolazione urbana, che non rientra tradizionalmente nell’elettorato del Bsp. Oltre al voto dell’elettorato dei partiti nazionalisti, Radev è riuscito ad attrarre anche quello associato al Movimento per i diritti e le libertà (Dps), espressione della minoranza turca nel paese.Tale risultato mette in luce una certa peculiarità nella figura dell’ex comandante delle Forze aeree bulgare, che forse proprio in virtù della sua carriera militare ha potuto contare sulle simpatie dei nazionalisti; da non sottovalutare è inoltre la retorica tendenzialmente conservatrice del generale in congedo relativamente alle politiche migratorie. Durante la campagna elettorale, Radev si è detto preoccupato per la questione dei rifugiati, spiegando che la Bulgaria “non può diventare il ghetto d’Europa”, ma evidenziando al contempo come le risorse spese per costruire la barriera al confine con la Turchia avrebbero potuto essere impiegate in altro modo.


Se dunque va parzialmente sfatata la visione di Radev come candidato legato alle sorti del Partito socialista, così sarebbe un errore considerare il neo-presidente eletto come una figura “filo-russa”, definizione molto usata dalla stampa internazionale. Riguardo la politica estera, Radev ha effettivamente auspicato un riavvicinamento alla Russia, sempre nel quadro però del mantenimento dell’autonomia del paese balcanico. Nel corso del primo dibattito elettorale, confrontandosi con la candidata del Gerb Tsacheva, Radev ha sottolineato come gli obiettivi del presidente debbano essere quelli di unire il paese, porre degli obiettivi e riuscire “a dire no”, puntando inoltre alla sicurezza delle istituzioni e dei confini nazionali. “La politica estera dovrebbe essere elaborata in Bulgaria ed esportata all’estero, mentre al momento accade l’esatto contrario”, ha ribadito l’ ex comandante delle Forze aeree bulgare.

Al contempo, Radev ha sostenuto la sospensione delle sanzioni imposte dall’Ue alla Russia a causa della crisi in Ucraina: “La Bulgaria è membro dell’Ue e della Nato, e su questo non ci sono alternative, ma ciò non vuol dire che al di fuori di tali alleanze sia necessario farsi dei nemici: l’eurofilia non deve tradursi in russofobia”. Radev ha poi risposto alle accuse degli avversari politici, in merito al suo atteggiamento pro-Russia. “Sono filo-bulgaro, ho conseguito la laurea in due accademie statunitensi, sono un pilota di aerei russi, ma non ho particolare affinità con la Russia, la Germania, o gli Stati Uniti. Sono un ufficiale militare bulgaro e ribadisco che la Bulgaria dovrebbe avere una politica propria, coerente e indipendente, all’interno delle alleanze di cui fa parte”, ha commentato Radev. “In Bulgaria c’è una nuova situazione politica, ma ciò non deve allarmare nessuno”, ha dichiarato il neo-presidente eletto durante la sua prima conferenza stampa dopo la vittoria al ballottaggio contro Tsacheva. “Nonostante le minacce sulla portata apocalittica dei risultati elettorali, avete scelto il cambiamento”, ha affermato Radev, rivolgendosi ai cittadini bulgari.

 

     
Le dimissioni del governo Borisov
     
Sofia, 14 nov - (Agenzia Nova) - Come preannunciato ampiamente nei giorni scorsi, la vittoria di Radev ha portato alle dimissioni del primo ministro Bojko Borisov e del suo governo, un gesto che era stato previsto inizialmente già dopo la mancata vittoria di Tsacheva al primo turno. Nella giornata di oggi, Borisov ha depositato le sue dimissioni e consegnato il mandato di governo, mentre è previsto per domani in parlamento un voto sulle sue dimissioni. "Nella sua lettera, il premier dichiara che il Consiglio dei ministri continuerà a svolgere le sue funzioni fino all'elezione di un nuovo governo e assicurerà la continuità nell’esecutivo del paese", riferisce l'ufficio stampa del governo. La Costituzione stabilisce che il mandato termini appena il parlamento abbia accettato le dimissioni. Qualora il parlamento voti a favore delle dimissioni, si cercherà di formare un governo ad interim, con elezioni anticipate non prima della scadenza parlamentare di primavera.

Nei giorni precedenti, Borisov si era assunto la responsabilità del mancato successo di Tsetska Tsacheva al primo turno delle elezioni presidenziali. “Per la prima volta, non ho dato alcuno spazio al populismo e ho cercato il candidato più preparato e conosciuto, non il più carismatico o quello in testa agli indici di gradimento”, aveva spiegato il premier, ammettendo i propri errori. Parlando del candidato socialista, Borisov era stato categorico: “Se Rumen Radev diventerà presidente, non potremo mai lavorare insieme, perché ho una dignità”, aveva affermato il premier bulgaro. Le elezioni presidenziali hanno portato ad un forte stravolgimento degli equilibri politici della Bulgaria, evidentemente non previsto fino a pochi mesi fa. Ora l’iniziativa è nelle mani del presidente in carica Plevneliev, che, in scadenza di mandato, ha interpellato la Corte costituzionale del paese per determinare se il capo dello Stato può indire elezioni politiche negli ultimi tre mesi della sua carica senza sciogliere il parlamento.