Roma, 27 mar 2020 15:49 - (Agenzia Nova) - Esclusi i punti vendita delle grandi multinazionali, nel centro storico di Roma circa l’80 per cento dei piccoli e medi commercianti sostiene un canone di locazione mensile che ad aprile, con il blocco delle attività, difficilmente potrà essere onorato. Inoltre la maggior parte delle piccole e medie imprese del centro storico, essendo artigiani (quindi di categoria C3), “è esclusa dalla misura di sostegno del credito d’imposta previsto nel decreto Cura Italia”, piega ad Agenzia Nova David Sermoneta, presidente di Confcommercio centro storico di Roma. Coloro che hanno temporaneamente serrato i battenti, in linea con le misure per il contenimento del contagio, tra due o tre mesi rischiano di non riaprire più “se non ci sarà una forte iniezione di liquidità, che è l’unica cosa che può salvare il sistema produttivo in questo momento”, prosegue Sermoneta. La risposta per Sermoneta “deve arrivare dal sistema paese. Attraverso le banche o attraverso i fondi pubblici bisogna immettere subito liquidità. Il credito d’imposta non è sufficiente. Coloro che non pagheranno l’affitto di aprile causeranno problemi ai proprietari che quell’affitto lo riscuotono, a domino verrà giù tutto il sistema economico e in breve tempo”. A oggi i piccoli e medi commercianti che devono onorare un canone di locazione, in assenza di provvedimenti, e tenuto conto che stanno dando la priorità al pagamento degli stipendi dei dipendenti, “possono resistere molto poco, due, forse tre mesi al massimo, anche perché molti erano già indebitati a causa della crisi economica precedente e, ad oggi, con questa situazione le banche non consentono di andare fuori fido”. Per Confcommercio centro storico di Roma quindi “bisogna rivedere l’orizzonte temporale degli aiuti che devono essere portati almeno fino alla fine del 2020”, conclude Sermoneta.
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Carlo Sangalli
Presidente di Confcommercio
24 luglio 2021