Yemen: saltata la tregua, Arabia Saudita ed Emirati tornano sotto tiro

Sebbene in un primo momento l’approccio positivo mostrato dal governo yemenita avesse fatto ben sperare nell’estensione della tregua, la mediazione dell’Onu e degli attori regionali e internazionali non ha portato all’obiettivo auspicato

Gli sforzi profusi dall’inviato speciale delle Nazioni Unite in Yemen, Hans Grundberg, e dai partner regionali e internazionali, Stati Uniti inclusi, non sono stati sufficienti a convincere le milizie di ribelli Houthi a estendere ulteriormente la tregua in Yemen. Grundberg, a margine di un tour nel Golfo e di una visita a Sana’a, capitale tuttora occupata dal gruppo sciita, si è detto “rammaricato” per non essere riuscito a salvaguardare la tregua annunciata per la prima volta il 2 aprile scorso e a favorirne un’estensione per almeno altri sei mesi.

Oltre al cessate il fuoco, l’inviato aveva incluso anche altri punti nella proposta avanzata ai ribelli Houthi e al governo riconosciuto a livello internazionale, tutti volti a porre fine a un conflitto in corso da circa otto anni: il pagamento dei salari dei dipendenti pubblici, l’aggiunta di altri voli da e verso l’aeroporto di Sana’a, l’apertura di strade a Taiz, nel sud-ovest dello Yemen, l’ingresso senza ostacoli di navi mercantili nel porto occidentale di Hodeidah, il rafforzamento dei meccanismi di de-escalation attraverso il Comitato di coordinamento militare e l’impegno a rilasciare immediatamente i prigionieri detenuti da entrambe le parti. L’intesa di Grundberg poi includeva l’avvio di negoziati per un cessate il fuoco a lungo termine e la ripresa di un processo politico inclusivo.

Sebbene in un primo momento l’approccio positivo mostrato dal governo yemenita avesse fatto ben sperare nell’estensione della tregua, la mediazione dell’Onu e degli attori regionali e internazionali non ha portato all’obiettivo auspicato e ieri, 2 ottobre, Grundberg, anziché rinnovare l’accordo si è visto costretto semplicemente a chiedere alle parti coinvolte di preservare la calma. Da un lato, il governo yemenita, nella figura del capo del Consiglio presidenziale, Rashad al Alimi, ha rinnovato il proprio impegno a una pace giusta e sostenibile basata sui riferimenti concordati a livello nazionale, regionale e internazionale, in particolare la risoluzione 2216. Parallelamente, il ministro degli Esteri, Ahmed Awad bin Mubarak, ha accusato gli Houthi di ostacolare le iniziative di pace, sottolineando come, invece, il governo yemenita si sia aperto a una serie di concessioni.

Il gruppo sciita, dall’altro lato, non ha rilasciato particolari dichiarazioni, sebbene già alla vigilia della tregua abbia affermato che i negoziati erano giunti a un “punto morto” e che le proprie richieste rimanevano la completa riapertura dell’aeroporto di Sana’a e la revoca del blocco sulla città portuale di Hodeidah. Nella serata di ieri, poi, il portavoce militare degli Houthi, Yahya Sarea, sul proprio account Twitter, ha invitato le compagnie petrolifere attive in Arabia Saudita ed Emirati ad abbandonare i territori emiratini e sauditi, lasciando presagire eventuali attacchi contro i due Paesi del Golfo. “Le forze armate danno alle compagnie petrolifere operanti negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita l’opportunità di andarsene, fino a quando i Paesi aggressori statunitense e saudita non si impegneranno in una tregua che dia al popolo yemenita il diritto di sfruttare la propria ricchezza petrolifera”, si legge nel tweet. “Tutto è possibile”, ha aggiunto Sarea avvertendo: “Le nostre forze sono in grado di privare sauditi ed emiratini delle loro risorse se loro continueranno a privare gli yemeniti delle proprie”.

Nella giornata di oggi sono già giunte le prime notizie su rinnovate tensioni. In particolare, le forze yemenite filogovernative hanno riferito di aver contrastato un attacco lanciato dagli Houthi a sud, sui fronti di Dhale e Taiz. Secondo quanto riferito dal portavoce dell’asse di Taiz, “la milizia Houthi ha preso di mira con artiglieria, armi medie e pesanti e colpi di mortaio” le postazioni delle forze armate yemenite, provando ad “infiltrarsi”. “I militari li hanno affrontati, infliggendo pesanti perdite”, ha fatto sapere il portavoce. Notizie simili sono giunte da fonti militari di Dhale.

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