I partecipanti al vertice sul finanziamento delle economie dei Paesi africani che si è tenuto oggi a Parigi hanno concordato una rimozione dei brevetti sui vaccini contro il Covid-19. È questo il principale annuncio avvenuto al termine del summit odierno che ha riunito nel Grand Palais della capitale francese i principali capi di Stato africani ed europei (tra cui il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi), oltre ad una nutrita una partecipazione del settore privato africano. “Sosteniamo i trasferimenti di tecnologie e un lavoro che è stato richiesto all’Oms, all’Omc e a Medicines Patent Pool di togliere tutti gli obblighi in termini di proprietà intellettuale che ostacolano la produzione di qualsiasi tipo di vaccino”, ha affermato il presidente francese, Emmanuel Macron, nel dare l’annuncio durante la conferenza stampa finale. “Questo è il primo pilastro che abbiamo deciso oggi”, ha aggiunto, sottolineando che “ci saranno delle varianti” del Covid-19 e dovranno essere fatte nuove campagne vaccinali. Il secondo pilastro concordato oggi consiste nel promuovere l’ambizione del programma internazionale Covax, dando così il mandato al Fondo monetario internazionale (Fmi) di “mobilitare più investimenti”, ha proseguito Macron, specificando che si tratta di miliardi di dollari.
Macron ha poi spiegato che tra le decisioni prese a breve termine è stata confermata la “moratoria sugli interessi principali del debito detenuto di paesi del G20 sul 2020 e il 2021”. A questa si aggiunge “il consolidamento di un nuovo quadro comune per la ristrutturazione del debito”, ha proseguito il presidente francese. “È un test per la credibilità di questo quadro comune che permetterà una nuova ristrutturazione del debito e per la prima volta permette di farlo con tutti i creditori attorno al tavolo. Per la prima volta avete l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina insieme che decidono di trattare le loro relazioni con l’Africa“, ha affermato Macron, ribadendo poi la decisione di emettere diritti speciali di prelievo (Dsp) da 650 miliardi di dollari, un’iniziativa che permetterà alla comunità internazionale di apportare “quello che oggi l’Africa non ha se paragonata con Stati Uniti, l’Europa e la Cina, e cioè un mix monetario e di bilancio che permetta di rispondere a breve termine alla crisi”, ha dichiarato il presidente francese.
In Africa, si è poi detto convinto Macron, non ci sarà la massima ripresa economica “se non ci sarà una vera strategia sanitaria coerente che passa per la vaccinazione” contro il Covid-19. Questo “perché tutti i Paesi africani per la loro crescita dipendono dalla loro integrazione regionale, dalla loro integrazione nel continente africano e dall’integrazione ad economie non africane e quindi alla libera circolazione e al libero movimento di persone e di beni”, ha detto Macron. “Il vaccino è la sola buona soluzione per l’Africa”, ha ribadito il presidente. Secondo Macron la “grande ingiustizia” di questa epidemia consiste nel fatto che “i Paesi più ricchi hanno potuto avere una risposta che costava più cara che è stata la chiusura delle loro economie e delle loro società”. I Paesi poveri, invece, non hanno avuto i mezzi pe applicare questa strategia”, ha affermato il capo dello Stato francese.
Secondo il capo di Stato della Repubblica democratica del Congo (Rdc) e presidente di turno dell’Unione africana, Felix Tshisekedi, le conclusioni del vertice di oggi “non resteranno lettera morta” ma saranno il punto di partenza per promuovere in Africa un cambiamento di paradigma. “Questo non è un forum che resterà lettera morta, a partire da ora ci metteremo al lavoro sugli obiettivi”, ha detto Tshisekedi, accogliendo con favore l’iniziativa di promuovere l’imprenditorialità giovanile – primo passo per rassicurare gli investitori – e proponendo di tenere un primo incontro su questo tema a Kinshasa durante la sua presidenza Ua. Tshisekedi si è quindi detto sulla stessa linea del presidente francese Emmanuel Macron, che ha ringraziato per l’opportunità di confronto offerta e per un risultato capace di “mettere insieme Cina, Stati Uniti e Unione europea nel guardare nella stessa direzione”. Tshisekedi ha quindi definito positivamente l’obiettivo dei 100 miliardi proposto e ha sottolineato la necessità di integrare i Paesi africani ai mercati finanziari classici, per risollevarne la reputazione internazionale e garantire un accesso alla pari di tutti i Paesi globali. “Da parte nostra, come Paesi africani ci impegneremo a realizzare gli obiettivi e di lottare contro gli anti valori come la corruzione o il riciclaggio di denaro, abbiamo bisogno di migliorare la governance”, ha detto il presidente di turno dell’Ua, confessando inoltre di essere “preoccupato, come africano”, sugli obiettivi vaccinali a causa di una “scarsa mobilitazione da parte dei cittadini a questo proposito”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Senegal, Macky Sall, per il quale dal vertice odierno è emerso un cambio di paradigma per il continente. “Ora siamo nella fase della costruzione, bisogna lavorare insieme. Abbiamo responsabilità comuni, in particolare sulla sicurezza sanitaria”, ha sottolineato Sall, ricordando che ad oggi meno del 3 per cento dei cittadini africani sono stati vaccinati contro il Covid e che le nuove varianti minacciano il continente africano e non solo, di qui la necessità di una revisione della fornitura dei vaccini. “Oggi abbiamo deciso di attuare misure concrete, abbiamo bisogno di rafforzare l’iniziativa Covax, che è un’iniziativa lodevole ma insufficiente, servono altri meccanismi. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli alla produzione di vaccini in Africa”, ha detto il presidente senegalese, ricordando che alcuni Paesi come Sudafrica e Ruanda sono già impegnati in questo processo. Nel corso del vertice, ha poi aggiunto Sall, la questione dei diritti speciali di prelievo ha occupato larga parte dei colloqui. “Se non c’è ripresa economica il terrorismo rischia di distruggere il continente africano. Serve un cambiamento. Quella di oggi è una nuova ripartenza, un ‘New Deal’ per la crescita e la pace nel continente africano, poiché la pace e la crescita vanno di pari passo”, ha concluso Sall.
Il vertice di oggi, ha annunciato da parte sua la direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), Kristalina Georgieva, ha concordato l’obiettivo di raggiungere l’obiettivo del 40 per cento di persone vaccinate nel continente entro il 2021 e del 60 per cento entro metà 2022. “Abbiamo deciso di riallocare quest’anno le dosi di vaccini in eccesso (circa 500 milioni) ai Paesi che ne hanno bisogno e di aumentare di almeno un miliardo di dosi la produzione dei vaccini entro il 2022”; ha sottolineato Georgieva, che ha poi annunciato che nel corso del summit è stato deciso di condonare il debito di Ciad, Zambia ed Etiopia. “Bisogna usare questa crisi come opportunità per migliorare la qualità degli investimenti. Le nostre economie sono state devastate dal Covid, per questo serve costruire le fondamenta per un mondo più resiliente agli shock”, ha aggiunto. Già in mattinata Georgieva aveva annunciato l’obiettivo dei 650 miliardi di dollari in diritti speciali di prelievo, sottolineando la necessità di far sì che la crescita africana torni ai livelli pre-Covid. “Servono più investimenti pubblici e privati in Africa e possiamo riuscirci mobilizzando finanziamenti tramite le organizzazioni internazionali, i donatori bilaterali e, ovviamente, i Paesi stessi. La crescita e la stabilità in Africa significa prosperità e stabilità per tutti noi”, ha aggiunto.
L’evento è stato organizzato dal presidente Macron a seguito dell’appello dell’aprile 2020, firmato da 18 leader europei e africani, sull’impatto finanziario della crisi sanitaria in Africa. Alla conferenza, che è svolta in formato ibrido, hanno partecipato i principali capi di Stato e di governo africani e dei Paesi occidentali, come pure i vertici di Onu, Ue e delle istituzioni finanziarie internazionali. I lavori si sono articolati in due sessioni: la prima, dedicata ai temi del finanziamento esterno e del trattamento del debito, la seconda allo sviluppo del settore privato africano e di quello infrastrutturale. Nella prima sessione dell’evento sono state discusse una serie di proposte, di breve periodo, volte a favorire la ripresa delle economie africane, tra cui il lancio di un “New Deal” per l’Africa attraverso la creazione di nuove linee di credito per sostenere i Paesi africani in tema di prestiti a condizioni preferenziali; un miglior coordinamento tra i creditori del Club di Parigi e G20 sul tema del debito africano; il mantenimento di un’adeguata percentuale di aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al reddito nazionale lordo da parte dei Paesi partecipanti alla conferenza. Nella seconda sessione, invece, sono stati affrontati i temi connessi alla crescita di lungo periodo delle economie africane, tra cui il sostegno allo sviluppo del settore privato e lo sviluppo infrastrutturale (nel settore stradale, nelle telecomunicazioni, nell’accesso alle risorse idriche ed all’elettricità).
Secondo le statistiche più autorevoli, nel 2040 l’Africa avrà una forza lavoro superiore alla Cina (500 milioni di persone oggi, 1,1 miliardi previsti nel 2040), esiste quindi l’esigenza di creare almeno fra i 10 ed i 15 milioni di posti di lavoro all’anno, attraverso una crescita economica media del continente fra il 6 e il 7 per cento. A tal fine, nel corso della conferenza è stato ribadito l’auspicio di un maggiore impegno finanziario internazionale nel favorire la connettività digitale e l’accesso alle energie rinnovabili in Africa. Obiettivo del vertice è stato quello di unire gli sforzi della comunità internazionale nel sostegno alle economie africane, esposte a molteplici criticità nell’attuale situazione pandemica: l’incremento delle spese sanitarie, la contrazione del mercato delle materie prime, degli investimenti diretti esteri, delle rimesse dall’estero e del turismo costituiscono i principali fattori di crisi, oltre all’indebitamento estero del continente. Al crollo del prodotto interno lordo (Pil) vanno inoltre aggiunti gli effetti sul piano della sicurezza alimentare e dell’istruzione. La Banca mondiale stima nel 2020 un calo del 3,7 per cento del Pil aggregato e del 6,1 per cento di quello pro capite, facendo entrare il continente in recessione per la prima volta da 25 anni a questa parte.
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