L’ex governatore di New York Andrew Cuomo, costretto alle dimissioni nell’agosto dello scorso anno a seguito di accuse per molestie sessuali rivoltegli da diverse ex collaboratrici, è intenzionato a ricandidarsi alla guida dello Stato in vista delle elezioni di medio termine di fine anno. Lo scrive il quotidiano “The Hill”, secondo cui tale scenario preoccupa non poco il Partito democratico, che in tal caso assisterebbero ad uno scontro intestino in uno dei loro stati chiave. Lo stesso Cuomo ha confermato di essere impegnato a valutare una discesa in campo, anche se i tempi sono stretti: i regolamenti delle primarie del Partito democratico gli imporrebbero di presentare almeno 15mila firme a sostegno della sua candidatura entro la prossima settimana. Cuomo potrebbe scegliere però di presentarsi alle elezioni governatoriali come candidato indipendente. La scadenza per la presentazione delle firme potrebbe anche slittare per effetto del recente pronunciamento di un giudice della Corte Suprema di New York, che ha bocciato la nuova mappa elettorale dello Stato presentata dai Democratici.
La Corte Suprema di New York ha bocciato la scorsa settimana le modifiche apportate alla mappa dei distretti per l’elezione dei membri del Congresso federale e dell’assemblea legislativa di quello Stato Usa, stabilendo si tratti di un caso di alterazione illegale dei confini dei collegi elettorali (“gerryamndering”). Il giudice della Corte Suprema statale Patrick McAllister ha ordinato ai legislatori newyorkesi di tracciare nuove ripartizioni entro 12 giorni. Il pronunciamento del giudice McAllister è stato caratterizzato dalla stampa Usa come una pesante sconfitta per i Democratici, che avevano ridisegnato la mappa congressuale di New York nel tentativo di garantirsi un consistente vantaggio elettorale nell’arco del prossimo decennio. La governatrice democratica di New York Kathy Hochul, aveva approvato formalmente le modifiche dei collegi elettorali stabilite unilateralmente dal suo partito lo scorso febbraio; la mappa ritracciava i confini dei distretti in modo da stabilirne 20 di orientamento democratico e solo quattro di orientamento repubblicano.
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