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Uomini in piazza con le mascherine rosse, flash mob a Roma per dire basta alla violenza sulle donne

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Uomini che indossano mascherine rosse per manifestare contro la violenza sulle donne. Questa l’immagine che ha scandito il flash mob organizzato questo pomeriggio dal coordinamento cittadino di Liberare Roma, in piazza di San Silvestro. “Se uccido non è amore”, “Voglio cultura di genere ora”, “Un fenomeno strutturale non una tragedia da prima pagina”: sono alcuni dei cartelloni esposti dai dimostranti, che hanno sfilato in maniera statica per le misure anti Covid. “Siamo qui perché a Biella è partito un messaggio importante che non dovrebbe essere una notizia e cioè che gli uomini iniziano a dire basta alla violenza sulle donne”. Lo ha detto Gianluca Peciola di Liberare Roma. “Bisogna utilizzare i termini giusti, la violenza non è una violenza generica nei confronti delle donne, la violenza è la violenza degli uomini nei confronti delle donne – ha aggiunto Peciola -. E quindi penso che da noi debba partire questo segnale che è un segnale di conoscenza, di responsabilità però anche di cambiamento. Noi lo facciamo in punta di piedi, con molta attenzione, però va fatto e io spero che si diffonda e diventi una pratica e un messaggio sempre più diffuso”.


“Abbiamo deciso oggi come Liberare Roma di prendere spunto dalle manifestazioni che stanno avvenendo in giro per l’Italia e per il mondo contro la violenza sulle donne per lanciare anche a Roma una piazza che chiama in causa innanzitutto gli uomini a essere consapevoli della propria responsabilità, a prendere parte al cambiamento, a partecipare per propria parte a quella autocritica anche che gli uomini nella nostra società devono fare e soprattutto praticare per mettere in discussione il modello patriarcale di cui ancora la nostra società è impregnata e che ci deve vedere in prima linea – ha detto Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio Roma VIII e portavoce di Liberare Roma -. Abbiamo fatto un appello a fare una cosa semplice oggi, un flash mob per lanciare un simbolo, quello di uomini che indossano una mascherina rossa e che si prendano la responsabilità di esser parte del cambiamento di cui già i movimenti femministi di tutto il mondo si stanno facendo portavoce a livello internazionale. Era ora ed è ora che anche in Italia gli uomini siano in prima linea a smontare il modello di cultura che ci circonda e a prenderci le nostre responsabilità e lo diciamo soprattutto a chi ha delle responsabilità pubbliche, a curare il linguaggio e a essere consapevoli che è un problema a tutto tondo e le donne non sono solamente vittime ma le prime destinatarie della necessità di investimenti e di possibilità che dimostrino chiaramente come mettere in discussione il modello patriarcale”.

“Il messaggio da lanciare in questa piazza è che questo è un problema nostro, e finché non sono gli uomini ad assumere fino in fondo e a fare i conti con questa responsabilità che non è solo quella dell’atto ma quella di una cultura che permane che è quella della proprietà sul corpo delle donne e l’idea che qualcuno possa essere proprietario dei corpi e delle vite altrui, e finché non è larga la consapevolezza che questa è una questione di genere maschile il problema continuiamo ad avercelo”, ha spiegato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.

Al flash mob è intervenuto anche il leader di Azione e candidato sindaco di Roma, Carlo Calenda: “Il periodo di lockdown è stato un periodo in cui le violenze spesso sono state probabilmente meno comunicate e dunque è arrivato il momento di affrontarlo nel modo più intransigente possibile e sono gli uomini a doverlo fare insieme alle donne – ha sottolineato Carlo Calenda -. La politica da qualche tempo a questa parte la questione femminile l’ha presa più sul serio almeno a parole. Noi abbiamo mandato al presidente del Consiglio un documento sul Recovery fund che è proprio fondato su giovani, donne e bambini, che sono le categorie sociali che hanno sofferto tantissimo durante la pandemia ma venivano da un ventennio di sofferenza per mancanza di servizi di base, ma anche per mancanza di riconoscimento economico che potrà sembrare staccato dalla questione culturale ma non lo è, e quindi sono cose che si tengono insieme. Abbiamo proposto la moltiplicazione dei centri anti violenza che sono fondamentali anche come tessuto culturale e non solo per gestire i casi di violenza sulle donne – ha proseguito – e credo che questo debba essere al centro. La proposta di Azione vale circa 35 miliardi, prevede anche una fiscalità differenziata sulle donne perché oggi non è possibile avere divario di retribuzione. Abbiamo proposto la trasparenza su retribuzioni maschili e femminili per aziende. Tutta una serie di misure che deve essere al cuore del cambiamento sociale dell’Italia che viene prima ed è più importante di quello economico”, ha concluso.

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