Un piano sociosanitario e i bilanci degli enti locali, Regione Lazio e Comune di Roma, attenti alle esigenze delle famiglie sempre più alle prese con crisi economica, rincari e povertà. È quanto si propone il nuovo segretario della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola. In un’intervista ad “Agenzia Nova” – a seguito di un incontro con il sindaco Roberto Gualtieri, a cui hanno preso parte anche i segretari regionali di Cisl e Uil, Carlo Costantini e Alberto Civica – Di Cola ha spiegato: “È stata una discussione complessa, l’amministrazione presenta un bilancio che prevede una contrazione delle spese. La città soffre, aumenta il caro vita e quindi le persone con disagio, bisogna da una parte garantire i servizi e dall’altra dare risposte ai cittadini”. E anche per il futuro presidente della Regione Lazio la priorità, secondo il sindacato, è l’approvazione del bilancio: “È stato un errore andare in esercizio provvisorio in un momento di grave crisi per i cittadini. Nel bilancio ci sono i 300 milioni che abbiamo conquistato come sindacato, lo scorso anno, e che hanno permesso di non aumentare le tasse a chi ha redditi sotto i 40 mila euro”.
Sono tre i nodi cruciali da affrontare, secondo Di Cola: la pressione fiscale, l’adeguamento dei costi, l’aumento dei servizi sociali e territoriali. Su quest’ultimo punto uno degli ambiti di intervento interessa la Regione Lazio: la sanità. “La Cgil chiede che si istituisca una commissione per la costituzione del piano sanitario regionale”, ha spiegato il segretario. Non soltanto. La Cgil propone anche l’accorpamento delle deleghe alla Salute e alle Politiche sociali in un unico assessorato: “In autunno, con la rimozione del reddito di cittadinanza, Roma potrebbe avere una vera e propria emergenza povertà. Dobbiamo iniziare a immaginare che se il governo nazionale criminalizza i poveri, l’ente locale deve fare il massimo per tutelare i suoi cittadini – ha osservato Di Cola –. A Roma ci sono 700 mila persone che rischiano di avere una condizione di deprivazione materiale, cioè di non essere in grado di far fronte ai propri bisogni anche lavorando”. Così al nuovo governatore del Lazio “una delle proposte che faremo è l’accorpamento dei due assessorati: salute e politiche sociali. Senza integrazione non si può costruire uno Stato sociale pubblico e forte nella nostra regione”.
Altri due punti, di rilievo, sono l’occupazione e l’avvio di politiche industriali regionali: “Nel Lazio ci sono interi settori dove, guardando al futuro, si possono fare cose molto importanti. Da un lato abbiamo avanzato delle proposte, ovvero per condurre nelle transizioni e nelle trasformazioni non si può lasciare il mercato da solo. C’è bisogno che lo Stato, in questo caso la Regione, entrino in campo con degli aggregatori”. Sul fronte del lavoro, invece, “sono tre i temi fondamentali, a partire da cose che abbiamo già fatto: la qualità del lavoro negli appalti, per cui c’è una legge regionale, la sicurezza sui luoghi di lavoro, l’invecchiamento attivo. Accanto a questo bisogna utilizzare al meglio le risorse dell’Europa e del Pnrr, a oggi sono 9,2 miliardi, potranno diventare 18 miliardi nel prossimo quinquennio: vanno investite per affrontare il problema del lavoro”.
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