Nell’anno del Covid sono le donne a pagare il prezzo più alto sul fronte occupazionale, con il 70 per cento di tutti i posti di lavoro persi nel 2020 e una situazione che rischia di aggravarsi quando finirà il blocco dei licenziamenti previsto dal governo. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) in occasione della festa dell’8 marzo, sugli ultimi dati Istat a dicembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. E se in passato la maggiore presenza nel settore dei servizi era una peculiarità che garantiva alle donne una maggiore resilienza e capacità di uscire prima dalle crisi adesso – si legge in una nota – l’emergenza Covid ha stravolto tutti gli schemi con proprio i servizi, dal turismo alla ristorazione, che stanno pagando il prezzo più pesante dal punto di vista economico.
Covid: l’occupazione femminile in Italia
La situazione di difficoltà dell’Italia mette a rischio la crescita delle donne nel mondo del lavoro con il tasso di occupazione che, dopo essere aumentato di 16 punti percentuali negli ultimi 40 anni, dopo dodici mesi di bufera Covid – sottolinea Uecoop – è sceso al 48,6 per cento a fine 2020, secondo l’Istat. Nonostante le evidenti difficoltà aggravatesi con la pandemia – prosegue la nota – la partecipazione delle donne al mercato del lavoro può contare su due punti di forza: il cambiamento culturale nei confronti della presenza femminile e il maggiore livello di istruzione, con il tasso di impiego delle laureate che ha superato il 75 per cento. In questo contesto, le cooperative rappresentano un importante baluardo della presenza femminile nel mondo del lavoro con quasi una realtà su quattro (23,6 per cento) guidata da donne, secondo un’elaborazione di Uecoop su dati registro delle imprese.
Esiste nelle cooperative un patrimonio di professionalità che – osserva Uecoop – rappresenta una risorsa per il Paese, crea ricchezza, offre servizi, contribuisce all’emancipazione, garantisce la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare, offrendo un contratto stabile con assunzioni a tempo indeterminato per l’85 per cento degli addetti e dove – conclude la nota – il contributo delle donne è sempre più strategico.