Mentre sembra calare il gelo sulle relazioni diplomatiche fra Italia e Francia, divise dalla gestione degli sbarchi di migranti, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo alcuni giorni di silenzio, è intervenuto su un tema, quello dell’immigrazione, che non può non essere affrontato se non partendo dal coordinamento e dalla solidarietà a livello europeo. Da Maastricht – proprio nel luogo in cui 30 anni fa venne firmato il trattato che il presidente ha definito “un salto di qualità coraggioso nella costruzione europea” – l’inquilino del Colle si è rivolto ad una platea di giovani studenti cui ha affidato un monito: i Paesi europei devono comprendere che la risposta alla sfida migratoria “avrà successo” solo se sorretta da “principi di responsabilità condivisa e coordinamento” che devono guidare la “risposta comune dell’Ue”. Rivolgendo lo sguardo alla sponda sud del Mediterraneo, per investire in una “politica lungimirante” nei confronti della regione africana. Ma alla base, questo il concetto ribadito dal presidente, deve esserci il principio di solidarietà: le intese fra Paesi, ha incalzato, debbono essere “efficaci e rispettose dei diritti di ciascuno”.
Solidarietà e scelte comuni che devono guidare la vita stessa della comunità, a cominciare dalla politica dell’Unione, da “ripensare” perché “non è il momento di esitazioni e scelte egoistiche: le sfide richiedono coraggio e determinazione”. Ai tanti studenti presenti, e forse più alla comunità internazionale, ha voluto rivolgete un quesito: “Siamo in grado di gestire in maniera comune” il tema dell’energia come fecero i Paesi fondatori della Ceca, avendo il loro “stesso coraggio?”. Coraggio nelle scelte che è “passione ostinata” fondamentali affinché il percorso di integrazione europea prosegua: “Serve un salto di qualità” perché le sfide che incombono “sono drammatica” e mettono a rischio “la pace ed il futuro dei nostri giovani”. Non affrontarle, questo il pensiero di Mattarella, vorrebbe dire “rassegnarci all’irrilevanza”. L’Europa, ha ricordato il Presidente nel chiudere il suo intervento, “per molti versi è un edificio incompiuto” ma questo non vuol dire farsi “sconfortare dalle crisi perché, citando Jean Monnet, è la stessa Europa che vive con le crisi”.
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