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Tunisia: scontri tra polizia e manifestanti dopo la morte del calciatore che si era dato fuoco

Il calciatore professionista, Nizar Issaoui, 35 anni, è deceduto per le gravi ustioni riportate dopo che si era dato fuoco per protesta contro le accuse di terrorismo mosse contro di lui

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Scontri tra polizia e dimostranti sono scoppiati nella notte nella città di Hafouz, situata nel governatorato di Kairouan, nella parte centrale della Tunisia, dopo la morte del calciatore professionista Nizar Issaoui, 35 anni, deceduto per le gravi ustioni riportate dopo che si era dato fuoco per protesta contro le accuse di terrorismo mosse contro di lui. Lo riferisce l’emittente radiofonica privata tunisina “Mosaique fm”, spiegando che i manifestanti hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza che hanno risposto con gas lacrimogeni. Issaoui, classe 1985, punta centrale con 14 reti all’attivo nel Championnat de Ligue Professionelle, il massimo livello del campionato tunisino di calcio, vestendo, tra le altre, le maglie dell’Us Monastir, La Palme Sportive Tozeur e EGS Gafsa, si era auto-immolato in diretta Facebook lunedì sera, 10 aprile, davanti al distretto di polizia di Hafouz, dove si era recato per denunciare un aumento fraudolento dei prezzi della frutta, ma era finito per essere stato accusato di presunto coinvolgimento in un atto terroristico non meglio precisato.


“Volevo attirare l’attenzione della polizia sulla violazione di un commerciante, che vendeva banane per dieci dinari al chilogrammo. Ma sono stato punito, mi hanno accusato di terrorismo e mi hanno coinvolto in un caso con cui non avevo niente a che fare”, affermava il calciatore nel video si Facebook, mentre diverse persone, tra cui anche familiari, provano a dissuaderlo. Nella notte tra ieri e oggi, i manifestanti di Hafouz, città di origine del calciatore deceduto, hanno lanciato pietre contro le unità di sicurezza che hanno risposto con gas lacrimogeni. Il fratello dell’atleta, riporta “Mosaique Fm”, ha accusato gli agenti di polizia di aver spruzzato un “gas paralizzante” sul calciatore, circostanza che avrebbe portato a ustioni ancora più gravi.

È opportuno ricordare che il 17 dicembre del 2010 fu un giovane venditore ambulante, Mohamed Bouazizi, a darsi fuoco nel governatorato di Sidi Bouzid, in un gesto interpretato da molti come la scintilla che innescò la rivoluzione tunisina. L’episodio di ieri ha avuto luogo mentre la Tunisia deve far fronte alla peggiore crisi economica e finanziaria post-rivoluzione del 2011. L’economia tunisina è stata infatti gravemente colpita dalla guerra in Ucraina, che ha ampliato il disavanzo delle partite correnti, dal rallentamento indotto dal coronavirus, dall’elevato debito e dal deterioramento delle finanze. Il tasso d’inflazione in Tunisia è salito al 10,4 per cento a febbraio 2023, rispetto al 10,2 per cento nel gennaio 2023, in base agli ultimi dati pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica. Parallelamente, a febbraio scorso, il presidente della Repubblica Kais Saied aveva condotto una vasta campagna di arresti di politici, uomini d’affari e giornalisti accusati di aver “cospirato contro la sicurezza dello Stato” dall’interno e dall’esterno del Paese. Oltre a esponenti e leader politici islamisti, aveva colpito l’arresto Noureddine Boutar, direttore generale di “Mosaique Fm”, la radio indipendente più ascoltata del Paese, talvolta critica nei confronti del potere.

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