Svolta nella vicenda relativa alla rete di Tim. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per assicurare le risorse finanziarie e un Dpcm che autorizza il ministero dell’Economia a entrare nella rete di Tim con una quota di minoranza. Quest’ultimo rende operativo il memorandum d’intesa firmato il 10 agosto tra il ministero dell’Economia e il fondo statunitense Kkr per presentare un’offerta vincolante al consiglio di amministrazione di Tim per rilevare fino al 20 per cento della Netco, società della rete fissa. Tuttavia, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha chiarito che la partecipazione del Mef nella Netco di Tim “sarà di minoranza, fino ad un importo massimo di 2,2 miliardi, ma è finalizzata ad assicurare l’esercizio dei poteri speciali e quindi la capacità di incidere in termini di strategia di sicurezza su quella che consideriamo un’infrastruttura decisiva per il futuro del Paese”. Considerando l’offerta Kkr di 23 miliardi di euro, l’investimento autorizzato al Mef è del 9,5 per cento circa: una minoranza ben inferiore al tetto massimo del 20 per cento previsto. I termini dell’offerta, dal punto di vista dei rapporti tra le parti, prevedono comunque un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche. Kkr entro il 30 settembre dovrà presentare un’offerta vincolante per l’acquisto della rete. Ma, essendo un fondo d’investimento, il controllo dell’aziende non rappresenta certo una priorità: è quindi possibile che in futuro non mantenga il controllo della rete e anzi realizzi l’investimento con una plusvalenza.
Alcuni investitori potrebbero pertanto subentrare accanto al Mef per rafforzare la presenza strategica dello Stato nella rete fissa, come Invitalia e Cassa depositi e presiti. Come precisato dal ministro Giorgetti, per Cdp bisogna tener conto dei vincoli dell’Antitrust e dell’eventuale approvazione della Commissione europea all’operazione. La Cassa controlla infatti Open Fiber, che è in diretta concorrenza con la rete di Tim. Anche la società F2i (Fondi italiani per le infrastrutture), controllata da Cdp, potrebbe entrare a far parte della partita. Un’opzione ritenuta attualmente non praticabile dall’esperto di telecomunicazioni, Guido Salerno Aletta, che in passato è stato vicesegretario generale della presidenza del Consiglio, segretario generale del ministero delle Comunicazioni e vicepresidente di Telecom Argentina. “Le tariffe regolatorie sono troppo basse – afferma l’esperto – e Kkr punterà a un aumento radicale delle tariffe di accesso. Farà operazioni straordinarie per mettere in campo strategia regolatoria completamente diversa, ovvero farà pressioni sull’autority, sostenendo che le attuali tariffe non sono remunerative per il capitale che hanno investito”. Insomma, i decreti di ieri sono solo “un primo passo”, come ricordato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “al quale seguiranno ovviamente logiche di mercato, ma finalmente possiamo dire che in Italia c’è un governo che su un dossier così importante si attiva a difesa dell’interesse nazionale e dei lavoratori. E che ha una strategia”.
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