Sono due le nuove offerte arrivate per la rete di Tim. L’azienda ha infatti comunicato che, nell’ambito del processo competitivo relativo a Netco, in data odierna sono pervenute due nuove offerte non vincolanti presentate, rispettivamente, dal consorzio formato da Cdp Equity Spa e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited – che agisce per conto di un gruppo di fondi di investimenti gestiti o assistiti dal gruppo Macquarie – e dal fondo statunitense Kkr.
Le due offerte non vincolanti saranno esaminate dal Consiglio di amministrazione di Tim nelle riunioni programmate per i prossimi 19 e 22 giugno, previa istruttoria del comitato Parti Correlate. Il mese scorso Kkr e il consorzio guidato da Cdp avevano messo sul piatto rispettivamente 21 miliardi di euro e 19,3 miliardi di euro per la rete di accesso di Tim e la società che gestisce i cavi sottomarini Sparkle. Entrambe le offerte però erano state ritenute ancora non adeguate dal consiglio di Tim, che aveva fissato il termine ultimo del 9 giugno per presentare eventuali nuovi rilanci. Proprio oggi il Consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti ha dato il via libera alla presentazione di una nuova offerta non vincolante da parte di Cdp Equity, congiuntamente a Macquarie Asset Management, per l’acquisto della costituenda Netco di Tim, che ricomprenderà la rete infrastrutturale e la partecipazione in Sparkle. Il termine di validità dell’offerta è fissato al 30 luglio 2023. Sullo scorporo della rete fissa per Tim si è soffermato anche il settimanale britannico The Economist, che l’ha definita “una scelta industriale più che finanziaria, necessaria per aprire nuovi scenari per il gruppo e, potenzialmente, per tracciare una nuova strada per l’industria delle tlc europea, che è iperframmentata”.
“Se più operatori europei seguiranno l’esempio di Tim e separeranno le loro reti fisse dalle loro altre risorse, come sembra probabile, questo ‘separare’ potrebbe, ironicamente, essere il primo passo verso il consolidamento”, evidenzia il giornale, che promuove l’Amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola. “Il delayering (la separazione del business dei servizi da quello infrastrutturale) potrebbe essere la strada migliore per salvare l’industria delle tlc da un deserto senza profitti”, conclude.
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