Sale a 38.905 morti il bilancio delle vittime delle due violente scosse di terremoto di magnitudo 7.8 e 7.6 che lo scorso 6 febbraio hanno colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale, mentre proseguono le attività di ricerca e soccorso. In Turchia, secondo quanto riferito dall’Autorità per la gestione dei disastri e delle emergenze turca (Afad), le vittime sono finora 29.605, oltre 233 mila persone sono impegnate nei soccorsi e altre 148mila sono state evacuate dalle regioni colpite dal terremoto. Afad ha fatto sapere che dal 6 febbraio oltre 2.400 scosse di assestamento sono state registrate nell’area.
Nel frattempo, le autorità turche hanno arrestato oltre 100 costruttori edili nelle dieci province colpite dal sisma. Secondo l’agenzia di stampa turca “Anadolu”, si tratterebbe di persone legate agli edifici crollati e sospettate di non aver rispettato le normative edilizie del Paese. Si attendono altri arresti dal momento che il ministero della Giustizia ha autorizzato le procure locali a istituire “unità investigative sui crimini legati al terremoto”, attraverso le quali i procuratori potranno intraprendere cause penali contro i costruttori “ritenuti responsabili” del crollo degli edifici in assenza di conformità con le norme edilizie.
Parallelamente, in Siria il bilancio delle vittime registrate finora ammonta a 4.800 vittime e 2.500 feriti nelle aree controllate dal governo e circa 4.500 morti e 7.500 feriti in quelle sotto il controllo dei ribelli, secondo quanto riferito dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso di una conferenza stampa a Damasco. Da parte sua, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organizzazione non governativa con sede a Londra ma con una vasta rete di fonti sul campo, ha evidenziato l’impossibilità di contare con precisione il numero delle persone che risultano ancora disperse. Secondo le Nazioni Unite, almeno 5,5 milioni di siriani sono rimasti senza casa a causa del doppio sisma. I funzionari che gestiscono il valico di frontiera di Bab al Hawa hanno dichiarato che finora 1.100 corpi di siriani residenti in Turchia sono stati riportati in Siria.
Due giorni fa, i cosiddetti “caschi bianchi”, l’organizzazione di protezione civile che opera nelle zone terremotate non controllate dal regime di Damasco, hanno dichiarato che non ci sono indicazioni che vi siano sopravvissuti sotto le macerie e hanno annunciato il completamento delle operazioni di ricerca e soccorso e il passaggio alla fase di ricerca e recupero. Secondo quanto affermato dal sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, Martin Griffiths, il terremoto è “il peggior disastro degli ultimi 100 anni nella regione”, mentre il bilancio dei morti “potrebbe raddoppiare”. Ieri, l’Organizzazione della Sanità ha annunciato che il numero delle persone colpite dal devastante terremoto è arrivato a circa 26 milioni, di cui 15 milioni in Turchia e 11 milioni in Siria.
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