Il bilancio delle vittime registrate sinora a seguito delle due violente scosse di terremoto di magnitudo 7.8 e 7.6 che lo scorso 6 febbraio hanno colpito la Siria settentrionale e la Turchia sud-orientale è di oltre 21.000. In particolare, il direttore della comunicazione della presidenza turca, Fahrettin Altun, ha riferito, sul suo account Twitter, che nella sola Turchia il numero dei morti “ha purtroppo superato quota 17.000, con oltre 71.000 feriti e 6.444 edifici crollati”. “Ancora una volta, il nostro governo invia le più sentite condoglianze ai cittadini. Lavoriamo 24 ore su 24 per fornire aiuti alla regione”, ha aggiunto Altun. Secondo un ultimo bilancio diramato dal ministro della Salute turco, Fahrettin Koca, i morti nel Paese ammontano ad almeno 17.406. In Siria, invece, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organizzazione non governativa con sede a Londra ma con una vasta rete di fonti sul campo, ha riferito che le vittime registrate sinora sono almeno 3.868, di cui 1.678 nelle aree poste sotto il controllo del governo di Damasco, e altre 2.190 nelle regioni controllate dai gruppi di opposizione al presidente siriano Bashar al Assad.
La prima scossa di magnitudo 7.8 è stata registrata alle 4:17 ora locale (le 2:17 in Italia) e ha avuto come epicentro la cittadina di Pazarcik nella provincia turca di Kahramanmaras. Una seconda scossa di magnitudo 7.6 è stata registrata intorno alle 13:24 ora locale (le 11:24 in Italia) nel distretto di Elbistan, sempre nella provincia turca di Kahramanmaras. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 58 tra villaggi e città sotto il controllo del governo di Damasco guidato dal presidente Bashar al Assad – tra cui Latakia, Hama e Aleppo – sono state colpiti dal sisma. Devastate anche le province di Afrin e Idlib controllate soprattutto dai gruppi di opposizione, che portano il totale degli abitati devastati dal sisma a 72. Come evidenziato dallo Sohr, l’elevato numero di vittime nei territori siriani è anche conseguenza dell’incapacità delle equipe di medici di salvare feriti, vista la carenza dell’attrezzatura di emergenza necessaria e di medicinali e il ritardo nei soccorsi. L’Osservatorio ha quindi chiesto agli attori internazionali di intervenire immediatamente per salvare i feriti e “far fronte al disastro umanitario”, mentre ha rivolto un appello alla Turchia, invitando le autorità ad accogliere feriti siriani e a inviare squadre mediche per le operazioni di soccorso.
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