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Terna: ad agosto i consumi di energia elettricain calo dell’1,1 per cento

L’indice Imcei elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, registra una variazione complessivamente nulla rispetto allo stesso mese dello scorso anno

Roma
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Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, nel mese di agosto la domanda di elettricità nel nostro Paese è stata pari complessivamente a 25,7 miliardi di kilowattora, con una diminuzione dell’1,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Questo valore è stato raggiunto con lo stesso numero di giorni lavorativi (22) e una temperatura media mensile leggermente inferiore rispetto ad agosto 2022 (-0,6°). Rettificando il dato da tali effetti, la variazione cambia di segno registrando un +0,7 per cento rispetto ad agosto 2022. L’indice Imcei elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, registra una variazione complessivamente nulla rispetto allo stesso mese dello scorso anno. A fronte, infatti, di variazioni positive dei comparti dei mezzi di trasporto, degli alimentari e della siderurgia, sono in calo i comparti dei metalli non ferrosi, della chimica, della cartaria e della meccanica. Stabili quelli di cemento, calce e gesso e le ceramiche e vetrarie. In termini congiunturali, il valore della richiesta elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto temperatura, risulta in crescita (+1 per cento) rispetto a luglio 2023. Sostanzialmente stabile la variazione congiunturale dell’indice Imcei (+0,2 per cento).


Nei primi otto mesi del 2023, la richiesta cumulata di energia elettrica in Italia è in calo del 4,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022 (-3,4 per cento il dato rettificato). Variazione negativa anche dell’Indice Imcei, che da gennaio ad agosto fa registrare un -5,3 per cento. A livello territoriale, la variazione tendenziale di agosto 2023 è risultata ovunque negativa: -1,4 per cento al Nord, -1,1 per cento al Centro e -0,6 per cento al Sud e Isole. Nel mese di agosto 2023 la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’87,1 per cento con la produzione nazionale e, per la quota restante (12,9 per cento), dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 22,6 miliardi di kilowattora, in diminuzione del 3,5 per cento rispetto ad agosto 2022. Lo scorso mese le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 11,3 miliardi di kilowattora, coprendo il 43,8 per cento della domanda elettrica (contro il 34,1 per cento di agosto 2022). La produzione da rinnovabili ad agosto è stata così suddivisa: 34,7 per cento idrico, 33,3 per cento fotovoltaico, 15,5 per cento eolico, 12,6 per cento biomasse, 3,9 per cento geotermico.

Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi otto mesi del 2023 l’incremento di capacità in Italia è pari a 3.470 megawatt, un valore superiore di circa 1.733 megawatt (+100 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2022. Estendendo l’analisi agli ultimi dodici mesi (quindi al periodo settembre 2022 – agosto 2023) l’incremento di capacità risulta pari a 4.770 megawatt. Proseguono il recupero della produzione da fonte idrica (+49,8 per cento) e la crescita del fotovoltaico (+19,8 per cento). In aumento anche la produzione da fonte eolica (+43,8 per cento). In flessione la produzione da fonte termica (-20,5 per cento con una variazione del -57,2 per cento della produzione a carbone) e la geotermoelettrica (-3,7 per cento). Estendendo l’analisi ai primi otto mesi dell’anno si osserva come l’effetto combinato della diminuzione del fabbisogno, dell’aumento dell’import e della crescita delle fonti rinnovabili abbia comportato una rilevante contrazione della produzione da fonte termica (-16,6 per cento) con una conseguente riduzione dei consumi gas per produzione termoelettrica stimabile in circa 3,3 miliardi di standard metri cubi rispetto all’analogo periodo del 2022.Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a +19 per cento per un effetto combinato della diminuzione dell’export (-8,9 per cento) e dell’aumento dell’import (+15,8 per cento).

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