Alcuni militari sono stati arrestati in Niger dopo un presunto tentativo di colpo di Stato commesso nella notte nella capitale Niamey. Lo riferiscono ai media regionali fonti della sicurezza, aggiungendo che “la situazione è sotto controllo”. Secondo la fonte, ci sono stati arresti tra alcuni membri dell’esercito che sono stati ritenuti i mandanti del tentato golpe, impedito dalla pronta reazione della guardia, che hanno impedito al gruppo di golpisti di avvicinarsi al palazzo presidenziale. I residenti hanno riferito di aver sentito raffiche di armi da fuoco intorno alle 3 di questa notte vicino alla presidenza. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, gli spari di armi pesanti sarebbero stati seguiti da quelli di armi leggere, per una durata complessiva di 15 o 20 minuti. Secondo il quotidiano locale “Actu Niger”, in città era tornata la calma dalle 4 del mattino, e non sono state registrate interruzioni della connessione internet o telefonica. Il presunto colpo di stato arriva prima dell’investitura del neo eletto presidente Mohamed Bazoum, in programma venerdì, in quella che sarà la prima transizione del potere tramite democratiche elezioni nella storia del Niger dall’indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1960.
L’elezione di Bazoum è stata contestata ed è avvenuta in un Paese peraltro già alle prese con un’ondata senza precedenti di violenze jihadiste che solo nelle scorse settimane hanno causato più di cento morti al confine con il Mali. La vittoria di Bazoum alle elezioni presidenziali dello scorso febbraio, convalidata dalla Corte costituzionale, è stata infatti contestata dal suo principale sfidante, l’ex presidente Mahamane Ousmane, candidato del partito Convenzione democratica e sociale-Tchanji, il quale solo ieri ha nuovamente chiesto alla Corte di rivedere la sua sentenza e ha invitato di nuovo i suoi sostenitori a partecipare a marce pacifiche di protesta, definendo “illegale” la proclamazione di Bazoum, considerata una “violazione” della Costituzione. Bazoum, 61 anni, è un esponente di rilievo della vita politica del Niger fin dagli anni ’90, quando insieme del presidente uscente Mahamadou Issoufou contribuì alla fondazione del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds), oggi al potere.
Eletto per la prima volta parlamentare nel 1993, carica alla quale è stato rieletto tre volte, Bazoum ha ricoperto più volte la carica di vicepresidente dell’Assemblea nazionale e dopo vent’anni di opposizione la sua carriera ha conosciuto una svolta nel 2011, quando Issoufou salì al potere per la prima volta e lui ne divenne ministro, prima degli Affari esteri poi dell’Interno. Considerato un alleato di ferro dei francesi, Bazoum non ha risparmiato qualche critica a Parigi, come quando solo due giorni fa ha definito le operazioni antijihadiste condotte nel Sahel dalla forza a guida francese Barkhane un “relativo fallimento”, aggiungendo che un ritiro parziale delle truppe francesi di terra non avrebbe “grandi conseguenze”, a condizione che rimanga il supporto militare aereo. “Avremmo voluto, nel contesto della cooperazione con l’esercito francese, ottenere risultati migliori di quelli che abbiamo. Questo relativo fallimento è il fallimento di tutti noi, il fallimento dell’intera coalizione”, ha spiegato Bazoum in un’intervista congiunta ai media francesi “France 24” e “Rfi”, sostenendo che “un ritiro parziale della Francia, nella misura in cui si mantenga l’aviazione, non avrà un grande effetto sull’andamento della situazione e sugli equilibri di potere”.
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