L’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs ha creato “un mostro”, con un “enorme rischio di concentrazione” e una “grande distorsione della concorrenza”. Ubs controlla, infatti, “un terzo” del mercato del credito in Svizzera e questo è “un male” per le aziende del Paese che si affidano ai servizi bancari. È quanto affermato dall’ex ambasciatore svizzero in Germania Thomas Gustav Borer, che si è chiesto come il suo Paese, con un Pil di 700 miliardi di franchi svizzeri, possa salvare la nuova Ubs, il cui bilancio è 1.500 miliardi di tale valuta.
Intervistato dal quotidiano “Handelsblatt”, Borer, che in passato ha lavorato per Credit Suisse, ha aggiunto di non essere stato sorpreso dalla fine dell’istituto di credito, la cui dirigenza ha commesso “gravi errori”. Inoltre, “la banca d’affari era come una macina al collo, la cultura e la gestione del rischio erano il selvaggio West”. Secondo l’ex diplomatico, “una nazionalizzazione a breve termine” di Credit Suisse sarebbe stata “la soluzione migliore per la Svizzera”, ma il Paese “non sa gestire una crisi” né ha un sistema politico adatto ad affrontare un tale evento. “Abbiamo sempre problemi ad affrontare le crisi politiche ed economiche” ha quindi spiegato Borer, che ha continuato: “Ci sono sette consiglieri federali con pari diritti. Il presidente federale cambia ogni anno e non ha il potere di stabilire linee guida come il cancelliere tedesco. Di conseguenza, nessuno è responsabile dell’anticipazione e della gestione dei problemi”.
Secondo l’ex diplomatico, la vicenda di Credit Suisse costituisce “certamente una grande perdita di reputazione” per la Svizzera, che negli Stati Uniti è stata già paragonata a una “repubblica delle banane”. Inoltre, il settore finanziario elvetico sostiene sempre che il Paese è “il paradiso della stabilità” e questa immagine ha vacillato con le turbolenze di Credit Suisse. Allo stesso tempo, “ha sofferto lo Stato di diritto” perché esistono regole chiare su come le autorità di vigilanza possono gestire una banca in caso di crisi”. Tuttavia, “i responsabili hanno fatto ricorso alla legislazione d’emergenza”. Per Borer, infine, “è sorprendente che gli azionisti siano stati parzialmente protetti mentre certi creditori hanno perso tutto. Non è bello”.
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