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Sudan: gli Emirati smentiscono le accuse sull’invio di armi e munizioni alle Forze di supporto rapido

Il riferimento è a un articolo, pubblicato ieri dal "Wall Street Journal", secondo cui Abu Dhabi avrebbe fornito armi alle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohammed Hamdan Dagalo invece di aiuti umanitari

Abu Dhabi
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Gli Emirati Arabi Uniti hanno smentito le accuse relative all’invio di “armi e munizioni alle parti coinvolte nel conflitto in Sudan”. Lo ha dichiarato il direttore del Dipartimento per la comunicazione strategica presso il ministero degli Esteri degli Emirati, Afra Mahsh al Hamli, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa emiratina “Wam”. Il riferimento è a un articolo, pubblicato ieri dal “Wall Street Journal”, secondo cui Abu Dhabi avrebbe fornito armi alle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohammed Hamdan Dagalo invece di aiuti umanitari. Gli Emirati “non hanno fornito armi e munizioni a nessuna parte belligerante in Sudan, dall’inizio del conflitto nell’aprile 2023”, ha spiegato Al Hamli, sottolineando che Abu Dhabi non prende posizione per nessuno degli attori coinvolti, ma, al contrario, cerca di porre fine alle ostilità ed esorta al dialogo e al rispetto della sovranità del Paese.


“Gli Emirati hanno sempre sostenuto la via del processo politico in Sudan e gli sforzi per giungere a un consenso nazionale, in vista della formazione di un governo”, ha aggiunto Al Hamli, precisando che Abu Dhabi auspica un accordo per il cessate il fuoco, al fine di ripristinare la sicurezza e la stabilità nel Paese. Gli Emirati, ha sottolineato Al Hamli, cercano di fornire ogni forma di sostegno umanitario per alleviare la sofferenza della popolazione sudanese e per ridurre l’impatto del conflitto sui Paesi vicini. Abu Dhabi, infatti, ha lanciato la creazione di un ponte aereo che finora ha consentito di fornire alla popolazione del Sudan circa 2.000 tonnellate di forniture mediche e alimentari. Inoltre, ha continuato Al Hamli, lo scorso luglio, gli Emirati hanno costruito un ospedale da campo nella città di Amdgrass, in Ciad, per fornire assistenza medica “a coloro che ne hanno bisogno, indipendentemente dall’appartenenza nazionale, dall’età, dal genere o dall’affiliazione politica”, precisando che la struttura ha curato finora 4.147 pazienti. Nella stessa città, inoltre, Abu Dhabi ha aperto di recente un centro di coordinamento per gli aiuti stranieri.

Ieri il “Wall Street Journal”, citando fonti anonime africane e mediorientali, ha riportato la notizia secondo cui un aereo cargo sarebbe atterrato nell’aeroporto ugandese di Entebbe all’inizio di giugno ufficialmente con a bordo aiuti per i rifugiati fuggiti dal conflitto in Sudan. Secondo le fonti, tuttavia, invece del cibo e dell’assistenza medica le autorità ugandesi hanno rinvenuto decine di casse contenenti armi d’assalto, munizioni e altre piccole armi destinate a sostenere le Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdan Dagalo, che dallo scorso 15 aprile sono in guerra con le Forze armate sudanesi (Saf) del generale Abdel Fattah Al Burhan. Secondo i funzionari ugandesi citati dal Wsj, all’aereo di linea degli Emirati è stato concesso il permesso di proseguire il suo viaggio verso l’aeroporto internazionale Amdjarass, nel Ciad orientale, nonostante la scoperta delle scorte di armi, dove il carico sarebbe stato trasportato oltre il confine con il Sudan e consegnato nelle mani dell’Rsf. La notizia è stata confermata allo stesso quotidiano da una fonte africana e da un ex funzionario statunitense, secondo cui i camion che trasportavano rifornimenti militari emiratini avrebbero lasciato l’aeroporto di Amdjarass nell’ultima settimana di luglio diretti verso la regione sudanese di Al Zarq, una roccaforte delle Rsf nel nord del Darfur. Tale spedizione non solo sarebbe stata autorizzata a passare senza ostacoli ma, secondo quanto riferito, i superiori dei funzionari ugandesi avrebbero anche dato loro l’ordine di interrompere il controllo dei voli in arrivo dagli Emirati.

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