Almeno 150 persone sono morte in due giorni di scontri etnici scoppiati nello Stato del Nilo Azzurro, nel Sudan meridionale, per il controllo di alcune aree terriere. Gli scontri, riferiscono i media locali, sono scoppiati ieri e oggi fra i membri della comunità hausa e di altri gruppi etnici nell’area di Wad al-Mahi vicino a Roseires, situata circa 500 chilometri a sud della capitale Khartum. A confermare il bilancio è stato il responsabile dell’ospedale di Wad al-Mahi, Abbas Moussa, secondo il quale nelle violenze sono inoltre rimaste ferite 86 perosne, mentre fra le vittime si contano anche donne, anziani e bambini. La scorsa settimana, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), gli scontri nella stessa area innescati da “una disputa su questioni territoriali” hanno provocato almeno 13 morti e 24 feriti. Da allora le autorità hanno imposto un coprifuoco notturno per contenere le violenze insieme ad una rafforzata presenza di forze armate, ma la misura non è stata sufficiente a calmare gli animi. Un primo bilancio degli scontri parlava di 15 morti.
I combattimenti tra il popolo hausa e altri gruppi sono scoppiati per la prima volta a luglio scorso, con scontri ripetuti che secondo i dati di Ocha hanno provocato fino ad oggi la morte di almeno 149 persone ed il ferimento di altre 124. Secondo l’Onu, inoltre, a seguito delle violenze almeno 65mila persone sono state costrette a fuggire dalle loro case. Il motivo scatenante degli scontri con il popolo hausa sembra essere stata la richiesta da parte dei suoi membri di isitituire una “autorità civile”, che i gruppi rivali hanno considerato come un mezzo per ottenere l’accesso alla terra. A questo episodio sono susseguiti scontri anche in altre parti del Paese, spingendo il popolo hausa a chiedere giustizia per le persone uccise. Un tentativo di accordo concluso a fine luglio non è bastato per mettere fine alle ostilità.
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