Il gran giurì di Manhattan chiamato a esprimersi sulla possibile incriminazione dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump non tornerà a occuparsi del caso prima di lunedì 27 marzo. Lo riferisce il “New York Times” citando due fonti a conoscenza del dossier.
L’inchiesta è portata avanti dal procuratore distrettuale Alvin Bragg ed è incentrata sui 130 mila dollari che sarebbero stati versati nel 2016 alla pornostar Stephanie Clifford, nota con il nome d’arte di Stormy Daniels, perché mantenesse il silenzio su una relazione avuta dieci anni prima con Trump, il cui legale di allora, Michael Cohen, ha ammesso di essersi occupato personalmente della transazione. Il denaro, sostiene l’accusa, sarebbe stato successivamente iscritto a registro come “spese legali” in capo alla Trump Organization. Bragg, eletto nel 2021 con il Partito democratico, non ha fornito pubblicamente dettagli sull’inchiesta. Il procuratore, secondo le speculazioni della stampa nazionale, potrebbe accusare Trump non solo di falso in bilancio, ma anche di crimini politici: nel 2016, infatti, era in pieno svolgimento la campagna elettorale per la Casa Bianca che vedeva Trump opporsi alla candidata democratica Hillary Clinton. L’attenzione sul caso è cresciuta enormemente dopo che sabato 18 marzo lo stesso Trump ha annunciato che sarebbe stato arrestato il martedì successivo, 21 marzo, invitando i suoi sostenitori a protestare vigorosamente contro un’inchiesta definita “una caccia alle streghe”. Sarà Bragg, in ogni caso, a decidere se chiedere al gran giurì di votare sull’incriminazione dell’ex presidente. Nel caso in cui dovesse avvenire, quello di Trump sarebbe il primo arresto di un ex presidente nella storia degli Stati Uniti.
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