Il pezzo d’Italia che volerà nel 2028 sulla missione degli Emirati Arabi Uniti destinata all’esplorazione della principale fascia di asteroidi tra la Terra e Giove non è simbolico. Lo strumento Mist-A (Mwir Imaging Spectrometer for Target-Asteroids), finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), insieme a uno dei leader dell’industria italiana, avrà il compito di aiutare a capire la composizione della superficie e le proprietà fisiche degli asteroidi primordiali. Questo è lo scopo della missione Ema (Emirates Mission to the Asteroid Belt) dalla quale si attendono importanti risposte sull’origine dell’Universo. Dopo un viaggio di sei anni Ema raggiungerà il settimo asteroide, (269) Justitia, un oggetto di circa 53 chilometri di diametro, e per circa sette mesi la missione orbiterà attorno ad esso per compiere un’esplorazione della sua superficie e per la selezione dei possibili siti di atterraggio del modulo di superficie.
Ma come sempre la scienza apre la strada a collaborazioni importanti dal punto di vista economico a più livelli. Dietro questa collaborazione infatti c’è molto di più, sia da parte italiana che da parte emiratina. L’Italia aveva infatti da tempo aperto la cooperazione spaziale con gli emirati grazie ad un Memorandum of Understanding firmato ad Abu Dhabi nel gennaio 2016 dall’allora presidente dell’Aso, Roberto Battiston. In quella missione c’erano anche una decina di aziende nazionali del settore aerospaziale e delle telecomunicazioni. Per rendere l’importanza delle partnership con gli Emirati Arabi Uniti basti ricordare che nel marzo scorso Leonardo ha venduto ad Abu Dhabi Aviation (Ada) sei elicotteri AW139 e che in 15 anni di collaborazione il nostro campione nazionale dell’aerospazio ha venduto agli emiratini un totale di 33 elicotteri.
La collaborazione con gli Emirati Arabi Uniti in prospettiva può diventare, quindi, sempre più importante. Investendo nello spazio l’Uae infatti punta all’obiettivo di trasformarsi da un’economia basata sul petrolio in una che fonda la sua ricchezza sulla conoscenza. In questo quadro, l’esplorazione spaziale è considerata un’area chiave di crescita, sviluppo e reputazione internazionale in settori come scienza e tecnologia. Del resto Emirati sono già entrati nella storia dello spazio diventando il primo paese arabo e il quinto al mondo ad arrivare su Marte con l’inserimento con successo della sonda Hope nell’orbita di Marte e con la prima passeggiata spaziale mai realizzata da un astronauta arabo e musulmano, Sultan Al Neyadi.
L’agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti, oltre alle partnership con le più importanti agenzie spaziali del mondo ha anche promosso nel 2002 un fondo da 820 milioni di dollari per potenziare le iniziative spaziali, con il primo investimento destinato alla creazione di una costellazione di satelliti di telerilevamento. In poche parole, la collaborazione tra Italia e Emirati Arabi Uniti può diventare sempre più importante e proficua per entrambe le parti, prova ne sia che ieri all’evento di presentazione della missione Ema, Lorenzo Fanara era l’unico ambasciatore presente.
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