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Spagna: domani Feijoo chiederà l’investitura da premier al Parlamento, ma senza avere i numeri

La portavoce del governo uscente ha assicurato che nell'esecutivo sono "ansiosi di ascoltare" la proposta del leader dei popolari

Madrid
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Il leader del Partito popolare (Pp) spagnolo, Alberto Nunez Feijoo, si presenterà domani e dopodomani al Congresso dei deputati per sottoporsi al dibattito di investitura per la presidenza del governo. In qualità di vincitore delle elezioni generali del 23 luglio scorso, Feijoo e i popolari possono contare su 136 seggi, contro i 122 del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) di Pedro Sanchez, ma la situazione in aula non permette al Pp di sperare in un esito positivo. Il dibattito di investitura di Feijoo si concluderà in prima votazione il 27 settembre e il risultato, quasi scontato, è che non riuscirà ad assicurarsi i 176 seggi necessari per ottenere la maggioranza assoluta, fermandosi a 172.


I popolari hanno avuto quasi due mesi di tempo per cercare sostegno tra i gruppi parlamentari minori, ma non sono riusciti ad andare oltre l’appoggio del partito sovranista Vox, dell’Unione del popolo navarro (Upn) e di Coalicion canaria (Cc). Questa alleanza composta dai quattro partiti non sarebbe sufficiente nemmeno nella seconda votazione (il 29 settembre) dove sarebbero sufficienti più deputati a favore che contrari.

All’orizzonte potrebbe profilarsi, dunque, un nuovo giro di consultazioni da parte del re Felipe VI, che deciderà se designare Pedro Sanchez come nuovo candidato alla presidenza. Secondo l’articolo 99 della Costituzione spagnola, è fissato un periodo massimo di due mesi dal fallimento della prima sessione di investitura per eleggere un nuovo presidente. Seguendo questo orizzonte, la designazione del premier uscente dovrebbe pertanto avvenire prima del 27 novembre. Se non dovesse essere così, il sovrano dovrà sciogliere il Parlamento ed indire nuove elezioni che potrebbero tenersi il 14 gennaio.

In vista dell’inizio del dibattito di domani, il clima politico in Spagna resta teso, soprattutto a fronte della possibilità, quasi certa, che Sanchez offra alle forze espressione della Catalogna un accordo che riguardi l’amnistia delle personalità coinvolte nel referendum illegale del 2017. Nella giornata di domenica, i popolari hanno radunato a Madrid almeno 40 mila persone per denunciare il “ricatto” delle formazioni indipendentiste.

“Gli spagnoli non hanno votato per un cambiamento del regime costituzionale”, ha ammonito Feijoo dal palco, sottolineando che il suo partito “non rinuncerà ai propri principi per arrivare al governo a qualunque costo” e difenderà il fatto che la Spagna è “un insieme di cittadini liberi e uguali”. In questo senso, Feijoo ha osservato come Pedro Sanchez “passerà” e “sta a lui decidere come vuole essere ricordato” nella storia del Paese. Per questa ragione, i popolari hanno fatto appello a “tutta l’Assemblea” per tornare a “difendere l’uguaglianza tra tutti gli spagnoli”. Un messaggio rivolto anche ai deputati socialisti affinché “riconsiderino” il loro voto.

Se a Sanchez sarà affidato l’incarico di presentarsi alla sessione di investitura, il leader dei socialisti avrà bisogno dell’appoggio imprescindibile di tutti i partiti indipendentisti spagnoli, in particolare di Uniti per la Catalogna (JxCat) di Carles Puigdemont. L’ex presidente catalano ha ribadito nei giorni scorsi che si aspetta “la fine della repressione e un’amnistia totale” da parte dello Stato, a quattro anni dagli arresti per il referendum illegale del primo ottobre 2017. Nel frattempo, il governo uscente, con l’appoggio delle formazioni pro-indipendenza, ha approvato la scorsa settimana la modifica del regolamento del Congresso per consentire l’uso delle lingue co-ufficiali (catalano, basco e galiziano) durante i dibattiti in Aula, oltre, oltre alla traduzione degli atti parlamentari nelle diverse lingue.

Interrogato in diverse occasioni sulla questione dell’amnistia, Sanchez ha sempre replicato che aspetterà la probabile designazione da parte del re per parlare “senza alcuna restrizione”, ma ha chiarito che “sarà coerente con quanto fatto negli ultimi anni in Catalogna a favore della convivenza”. Sebbene i vertici del Psoe abbiano espresso pubblicamente nelle ultime settimane pieno sostegno alla guida di Sanchez, non sono mancate critiche da parte di alcuni leader locali e figure storiche del partito, in particolare da parte di Felipe Gonzalez, a capo del governo spagnolo dal 1992 al 1986. L’ex presidente ha dichiarato in varie interviste che “né l’amnistia né l’autodeterminazione rientrano nella Costituzione”.

Intanto, la portavoce del governo spagnolo uscente, Isabel Rodriguez, non ha chiarito se Sanchez parlerà a nome del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) durante il dibattito per l’investitura di Feijoo. Nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri, Rodriguez si è limitata a dire che il ruola da “protagonista” spetta a Feijoo perché è il candidato all’investitura. La portavoce ha poi assicurato che nell’esecutivo sono “ansiosi di ascoltare” la proposta del leader dei popolari. Tuttavia, l’esponente del governo ha auspicato che, una volta avvenuta la sessione di investitura, Feijoo sia finalmente “consapevole” di quanto accaduto il 23 luglio, quando è stato dimostrato “con assoluta chiarezza che la Spagna non voleva un’alleanza tra il Pp e Vox”.

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