Il social network Twitter ha deciso di sospendere decine di account falsi che “twittavano” a favore dei candidati alla presidenza del Barcellona, Joan Laporta, Victor Font e Toni Freixa in vista delle elezioni che si terranno questo fine settimana. Il club di calcio “azulgrana” è in piena campagna elettorale ed è stato travolto nei giorni scorsi da un nuovo scandalo, noto come “Barcagate”: l’arresto dell’ex presidente, Josep Maria Bartomeu, e altri tre stretti collaboratori per una presunta campagna diffamatoria lanciata sulle reti sociali contro i suoi avversari. Il quotidiano “El Pais” questa settimana aveva segnalato a Twitter 22 account con migliaia di “followers” sospettati di falsificare le conversazioni a favore dei tre candidati. In poche ore, 12 di questi utenti più altri 15 sono stati sospesi dal social network. Il 60 per cento era stato creato meno di un anno fa e uno su cinque è stato creato dopo l’inizio della campagna elettorale del club, in seguito alle dimissioni di Bartomeu arrivate l’ottobre scorso.
E’ stata una settimana certamente complicata per il club catalano, dopo il terremoto provocato dall’arresto il primo marzo dell’ex presidente, Josep Maria Bartomeu, nell’ambito dell’inchiesta “Barcagate“. Insieme all’ex presidente sono stati arrestati anche tre dei suoi principali collaboratori: Jaume Masferrer, direttore del personale di Bartomeu; Oscar Grau, amministratore delegato del club; e Roman Gomez Ponti, a capo della sezione legale della società. In seguito all’inchiesta venuta alla luce a febbraio dello scorso anno, questa mattina i Mossos d’Esquadra, il corpo di polizia catalano, hanno effettuato un’ispezione presso la sede della società allo stadio Camp Nou. Secondo l’indagine, il Consiglio di amministrazione guidato da Bartomeu avrebbe assunto un conglomerato di aziende per condurre delle campagne diffamatorie contro personaggi ritenuti scomodi e alcuni tra i più importanti calciatori della prima squadra, tra i quali Lionel Messi e Gerard Piquet. In particolare, la dirigenza del club avrebbe contrattato I3 Ventures, società specializzata in analisi dati e strategia di marketing, per migliorare l’immagine pubblica dell’allora presidente Bartomeu e allo stesso tempo danneggiare l’immagine dei “rivali” mediante una serie di account diffamatori sui social network.
Lo scandalo, di dominio pubblico sui principali quotidiani spagnoli, aveva spinto il Consiglio d’amministrazione del club a chiedere un rapporto esterno alla società di consulenza PricewaterhouseCoopers (Pwc). I consulenti di Pwc hanno certificato che sono stati pagati 980 mila euro in cinque fatture, ciascuna da 198 mila: questa somma non è casuale, perché essendo inferiore ai 200 mila euro è stato possibile evitare, pertanto, di passare il filtro del comitato di controllo del club azulgrana. Tuttavia i servizi indicati nelle fatture, al prezzo di mercato, si attesterebbero fra i 120 e 150 mila euro in totale, un’incongruenza che non è passata inosservata agli occhi della magistratura.
Il rapporto di Pwc, inoltre, ha evidenziato che I3 Ventures ha la sua sede legale in Uruguay, un Paese dove è consentito l’anonimato bancario. Un rapporto della divisione investigativa criminale dei Mossos consegnato alla giudice Alejandra Gil Lima del tribunale d’istruzione di Barcellona, aveva già intravisto dei potenziali segnali di corruzione considerando che il club potrebbe aver pagato un prezzo “sei volte superiore” a quello di mercato. Le perquisizioni e gli arresti si verificano in una settimana chiave per il Barcellona che culminerà domenica con la celebrazione delle elezioni per la presidenza del club, dopo le dimissioni di Bartomeu avvenute lo scorso 28 ottobre del 2020. Passo indietro arrivato dopo mesi di polemiche in seguito alla minaccia di Leo Messi di lasciare il club, e in una situazione economica estremamente grave. Il debito della società calcistica, infatti, ha raggiunto la cifra record di oltre un miliardo di euro.