Aumenta ulteriormente, a 18 morti e 40 feriti, il bilancio dell’attacco con camion bomba effettuato ieri contro un posto di blocco di un’area residenziale di Belet Uen, città somala capoluogo della regione centrale di Hiran, vicina al confine keniota. Lo ha detto ai media un alto funzionario regionale. Il direttore generale del ministero dell’Interno per gli aiuti umanitari e la gestione dei disastri di Hirshabelle, Abdifatah Mohamed Yusuf, ha riferito che 20 feriti sono ricoverati in ospedale mentre altrettanti versano in condizioni critiche che hanno reso necessario richiederne il trasferimento aereo a Mogadiscio per cure urgenti. Il bilancio delle vittime comprende sia militari che civili. Gli abitanti della città cercano sopravvissuti sotto le macerie degli edifici e dei negozi che sono andati distrutti nell’esplosione. Nessun gruppo armato ha rivendicato la responsabilità dell’esplosione avvenuta nella città, che tuttavia è stata di recente teatro di scontri tra l’esercito ed al-Shabaab.
Il governo del presidente Hassan Sheikh Mohamud ha dichiarato una guerra senza frontiere ai jihadisti, con un’offensiva vigorosa condotta in diverse aree del Paese e ha interessato anche la regione di Hiran. La città di Belet Uen è stata teatro di una imponente mobiltazione contro i jihadisti da parte della comunità locale e per questo attaccata più volte con autobombe, in esplosioni che hanno ucciso decine di persone, tra cui alti funzionari e deputati locali. Ieri il primo ministro Hamza Abdi Barre ha condannato l’attacco terroristico “atroce e codardo” attribuito ad al Shabaab e da lui considerato una rappresaglia per le sconfitte subite sul campo contro l’esercito somalo. Il premier ha detto che i giorni di al Shabaab “sono ormai contati” e che il governo e il popolo somalo li vinceranno presto insieme.
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