Tre deputati della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, i repubblicani Joe Wilson e French Hill e il democratico Brendan Boyle, hanno avuto, questa settimana, contatti telefonici con il capo druso Hikmat al Hijri, che dallo scorso 13 settembre ha dichiarato il proprio sostegno ai manifestanti che da oltre un mese protestano a Suwayda, capoluogo dell’omonimo governatorato della Siria meridionale, per il cambiamento politico. Al quotidiano emiratino “The National”, Boyle ha affermato di aver “ribadito il sostegno trasversale da parte del Congresso Usa alle proteste pacifiche a Suwayda e Deraa” durante il suo colloquio con il capo druso. “In qualità di co-presidente del Gruppo degli amici della Siria libera, stabile e democratica, ho avuto il piacere di discutere brevemente con sheikh Hikmat al Hijri, incoraggio i miei colleghi alla Camera e al Senato a fare lo stesso”, ha spiegato. Le proteste di Suwayda, infatti, iniziate principalmente con la richiesta di un miglioramento delle condizioni di vita, hanno assistito a un progressivo prevalere delle rivendicazioni politiche su quelle economiche.
Tra gli slogan scanditi dai manifestanti, dunque, sono divenuti gradualmente maggioritari quelli inneggianti alle dimissioni del presidente siriano, Bashar al Assad, a una transizione politica in senso democratico e a un ordinamento politico decentrato, in base alla risoluzione numero 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Una fonte interna all’ufficio di Hill, ha riferito a “The National” che, durante il colloquio con Al Hijri, il deputato Usa ha discusso della “frustrazione della popolazione locale” e di come il capo druso “sia preoccupato per la sua incolumità”. Inoltre, ha aggiunto la stessa fonte, “Al Hijri ha riferito che il regime di Assad sta tagliando l’accesso all’acqua e all’elettricità e ha menzionato il traffico di Captagon”, uno stupefacente a base di fenetillina (droga di sintesi della famiglia degli anfetaminici). Mouaz Moustafa, direttore esecutivo della Syrian Emergency Task Force, con sede a Washington, che ha reso possibili i contatti telefonici tra i deputati Usa e il capo druso e vi ha personalmente assistito, ha dichiarato a “The National” che i colloqui sono sembrati “una conversazione tra amici”.
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