In un momento in cui le loro relazioni sembrano viaggiare in una “pericolosa spirale discendente”, Stati Uniti e Cina dovrebbero riaprire canali di comunicazione di alto livello e stabilire dei paletti che evitino che la situazione sfoci in un conflitto aperto. Lo ha dichiarato il primo ministro dell’Australia, Antony Albanese, nel suo discorso d’apertura alla 20ma edizione del Dialogo Shangri-La, evento annuale ospitato da Singapore sulla sicurezza nella regione dell’Indo-Pacifico. “Non si tratta di politiche di contenimento, né di porre ostacoli al progresso o al potenziale di un Paese. Si tratta di semplici, pratiche misure per evitare lo scenario peggiore”, ha spiegato Albanese, aggiungendo che la “precondizione essenziale” per tutto questo è “il dialogo”.
“Se non si ha la valvola di sfogo del dialogo, non si ha la possibilità di prendere il telefono e comunicare con la controparte, di spiegare o di fare chiarezza, allora c’è un rischio sempre più grande che si vada verso azioni irreversibili”, ha sottolineato il premier australiano parlando davanti a 600 delegati da oltre 40 Paesi. Tra questi anche il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, e il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, che oggi si sono stretti per la prima volta la mano. Questo nonostante Pechino abbia detto no a un incontro tra i due a margine dell’evento, probabilmente in ragione delle sanzioni statunitense che dal 2018 gravano su Li, che ha assunto l’incarico lo scorso marzo. Secondo Albanese, le conseguenze di un’escalation “nello Stretto di Taiwan o altrove” sarebbero “devastanti per il mondo intero” e, per questo motivo, tutti i leader dell’Indo-Pacifico dovrebbero “fare tutto il possibile per sostenere il dialogo”.
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