Il terzo lotto di vaccini della compagnia farmaceutica cinese Sinopharm è arrivato in Serbia nella tarda serata di ieri all’aeroporto internazionale Nikola Tesla di Belgrado. Il carico contiene 500 mila dosi di vaccino. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha espresso il suo apprezzamento alla Cina ringraziando “l’amico popolo cinese” e l’omologo Xi Jinping. Sui suoi account social, il capo di Stato serbo ha chiarito che fino ad ora il suo Paese ha ottenuto 2.620.000 dosi di vaccino su un ordinativo totale di 13.350.000. “Chiedo alle persone di vaccinarsi, di salvare vite umane e di lottare per la nostra Serbia. Sono grato alla Cina e sono orgoglioso della Serbia”, ha detto Vucic.
Tutti gli esercizi commerciali in Serbia resteranno chiusi da questa mattina alle 12 fino alle sei del mattino di lunedì 8 marzo. Lo ha stabilito l’Unità di crisi del governo serbo dopo una riunione tenutasi ieri a Belgrado. Resteranno aperti sono i servizi essenziali ovvero i negozi di alimentari, le farmacie e le stazioni di rifornimento carburanti. E’ inoltre vietato recarsi sulle piste di sci e nelle località di montagna per motivi turistici. L’epidemiologo Predrag Kon, membro dell’Unità di crisi, ha dichiarato in conferenza stampa che la prossima riunione degli esperti si terrà martedì per valutare la situazione. L’epidemiologo ha inoltre osservato che la vaccinazione proseguirà anche nei prossimi giorni. “Stiamo entrando nella fase successiva della campagna di vaccinazione, quindi ci saranno sempre più chiamate da parte dei cittadini per il semplice motivo che solo questa barriera immunologica può fermare tutto questo”, ha sottolineato Kon.
Serbia: la situazione epidemiologica
L’epidemiologo ha osservato che l’immunità ottenuta dal vaccino è “molto probabilmente più duratura dell’immunità ottenuta dopo la malattia”. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti, Kon ha detto che ci sono stati “scambi di opinioni energici” durante la seduta odierna dell’Unità di crisi, ma che alla fine il risultato è stato l’approvazione delle misure che lui stesso aveva auspicato. Nei giorni scorsi Kon si è detto “pronto a chiedere” la chiusura di bar e ristoranti contro la diffusione del Covid-19. Kon, ospite il 3 marzo dell’emittente “Tv Prva”, ha affermato che la situazione epidemiologica a Belgrado è “catastrofica” e che la chiusura dei locali dovrebbe avvenire per almeno una settimana. E’ inaccettabile, ha aggiunto, che le misure restrittive “siano lievi” data la situazione epidemiologica.
“Sta arrivando una fase molto seria. Se non giamo con rigore avremo un aumento esponenziale ei contagi “, ha osservato Kon. A proposito della vaccinazione di massa in corso nel Paese, l’epidemiologo ha detto che sta andando avanti come programmato ma allo stesso tempo si sta riempiendo la capacità delle strutture ospedaliere, “e questo mette a rischio” la campagna di vaccinazione. Nella giornata del 2 marzo Kon ha detto all’emittente “Rts” che la diffusione del Covid-19 in Serbia rende necessario un periodo di chiusura totale. Kon ha precisato che lo stato di emergenza non ha alternative “altrimenti scoppieremo come un palloncino”. Kon ha così motivato la richiesta avanzata il primo marzo dalla parte medica dell’Unità di crisi di una chiusura di tutti gli esercizi tranne farmacie, negozi di alimentari e stazioni di rifornimento carburanti. Il ripristino del coprifuoco e il divieto assoluto di contatti interpersonali sono fra le proposte avanzate dalla componente medica all’interno dell’Unità di crisi della Serbia contro il Covid-19 in una prima riunione tenuta il primo marzo. Il presidente Aleksandar Vucic ha osservato nei giorni scorsi di non ritenere “che siamo vicini allo stato d’emergenza”, ma ha ribadito che è necessaria “disciplina” nel comportamenti per evitare la diffusione del virus. “Sarà però il governo a decidere. Tutti ci comportiamo in maniera irresponsabile, ma la gente è stufa. Devono lavorare. La nostra economia deve lavorare”, ha detto Vucic.
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