Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, offrirebbe “elezioni regionali libere” in cambio della garanzia di “continuare fino al 2025” il suo mandato. Lo scrive il quotidiano spagnolo “Abc” parlando di un “intenso e molto discreto” round di “conversazioni preliminari” che “da vari mesi” governo e opposizioni sostengono per arrivare a un “negoziato più o meno diretto”. Colloqui che si svolgerebbero con l’Unione europea e gli Stati Uniti in funzione di “mediatori”. La nuova amministrazione Usa di Joe Biden, prosegue la testata, avrebbe in questo senso deciso di scommettere non più solo sul leader oppositore Juan Guaidò, blindato come unico interlocutore dall’ex presidente Donald Trump, ma anche su Henrique Capriles, già sfidante di Maduro in precedenti elezioni, da tempo convinto sostenitore di una necessità di dialogo con Caracas.
Il patteggiamento sulle elezioni seguirebbe ad ogni modo uno schema tutto da verificare
Maduro rivendica la presidenza del paese sino al 2025 grazie alle elezioni vinte nel maggio del 2018, pur senza il riconoscimento di buona parte della comunità internazionale. Le regionali, il rinnovo dei governatori dei 24 stati che compongono il paese caraibico, dovranno essere celebrate per Costituzione entro il 2021, di norma a dicembre. Le opposizioni saranno una volta di più dinanzi alla scelta di partecipare o meno. La linea della diserzione – per la denuncia di condizioni “fraudolente” nella costruzione dell’intero processo – è stata protagonista anche nel corso delle ultime legislative di dicembre. La naturale vittoria delle forze governative ha però sottratto alle opposizioni il controllo dell’unico organo a loro rimasto, animando quella parte, non maggioritaria, di antigovernativi stanchi di una strategia considerata senza sbocchi.
Le ipotesi di “Abc” su Maduro
Nella ipotesi di “Abc”, per soddisfare le richieste delle opposizioni, Maduro dovrebbe tra l’altro garantire la libertà di tutti i “Prigionieri politici”, la possibilità di essere elettori passivi e attivi, la nomina di un Consiglio nazionale elettorale “indipendente”, la riscrittura dell’anagrafe elettorale che possa tenere conto anche di chi è fuoriuscito dal paese per la crisi, la stesura di un calendario concordato e la revoca delle decisioni con cui la Corte suprema (Tribunal supremo de justicia, Tsj) ha rimosso i vertici di tre dei quattro principali e storici partiti antigovernativi.
Il quotidiano inserisce in questo contesto la visita che una missione inviata dal Regno di Norvegia sta effettuando in questi giorni Venezuela. Una missione, come confermato ad “Agenzia Nova” da Trude Maseide, portavoce del ministero degli Esteri del paese scandinavo, disegnata per “ottenere un aggiornamento della situazione politica e umanitaria in Venezuela”. La Norvegia – con una consolidata tradizione di mediazioni nella zona, non ultima la partecipazione agli accordi di pace a Cuba tra il governo colombiano e la guerriglia delle Farc – era stata protagonista nel 2019 di un tentativo, senza successo, di mettere allo stesso tavolo governo e opposizioni venezuelane.
L’Unione europea – pur definendo illegittime le ultime elezioni parlamentari – non riconosce più a Guaidò il ruolo di “presidente dell’An”, ma lo conferma come suo “interlocutore principale”. Per il resto, il ruolo di Bruxelles nella crisi è quasi tutto concentrato sul Gruppo internazionale di contatto (Gic), creato con il supporto di paesi del vecchio continente e dell’America latina, proprio per animare un dialogo tra le parti, e puntando a una soluzione che escluda interventi esterni. Nella riunione tenuta in settimana, il gruppo – Argentina, Costa Rica, Ecuador, Uruguay, Cile, Repubblica Dominicana e Ue – ha segnalato che “l’unico modo per uscire dalla crisi è riprendere i negoziati politici prontamente e con urgenza e stabilire un dialogo inclusivo e un processo di transizione guidato dal Venezuela che porti a elezioni credibili, inclusive e trasparenti”.
La nuova amministrazione Usa, da parte sua, non sembra comunque mettere in conto avvicinamenti a breve con Maduro. “Non mi aspetto che l’amministrazione dialoghi direttamente con Maduro, né alcun contatto con Maduro a breve termine”, ha detto da ultimo il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price. Con l’elezione di Biden, Maduro si è detto disposto a intraprendere un nuovo percorso di relazioni, basato sul rispetto, con gli Stati Uniti. “Questo Venezuela bolivariano e rivoluzionario del XXI secolo è pronto a voltare pagina e costruire nuovi percorsi di rispetto, dialogo e comunicazione diplomatica con il nuovo governo degli Stati Uniti”, ha assicurato il presidente sudamericano. Tuttavia, Washington non ha modificato la sua posizione e durante la sua audizione di conferma, il segretario di Stato, Antony Blinken, ha affermato che Maduro è un “dittatore brutale” e che Juan Guaidó continuerà ad essere riconosciuto come presidente in carica del Venezuela.