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Rottura fra Fidesz e il Ppe in Ungheria, il partito lascia il gruppo al Parlamento europeo

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Il premier ungherese Viktor Orban ha deciso di lanciare un messaggio forte al Partito popolare europeo, attuando la minaccia fatta nei giorni scorsi, ovvero l’uscita del Fidesz dal gruppo del Ppe all’Europarlamento. La comunicazione ufficiale del partito di governo ungherese è arrivata questa mattina, tramite la vicepresidente di Fidesz e ministra della Famiglia, Katalin Novak. “Non lasceremo che i nostri eurodeputati vengano zittiti o limitati nella loro rappresentazione degli elettori. Affrontare la pandemia di coronavirus e salvare vite resta la priorità numero uno”, ha scritto su Twitter. “Pertanto, dopo l’adozione di nuove regole da parte del gruppo del Ppe, Fidesz ha deciso di abbandonare il gruppo”, ha proseguito Novak. La ministra allega una lettera firmata dal premier Orban in cui questi informa ufficialmente Manfred Weber, capogruppo del Ppe a Bruxelles, della decisione presa. “Mentre centinaia di migliaia di europei vengono ricoverati e i nostri dottori salvano vite è decisamente deludente vedere che il gruppo del Ppe è paralizzato da questioni amministrative interne e cerca di zittire e inabilitare i nostri eurodeputati democraticamente eletti”, si legge nella missiva.


A scatenare la reazione di Fidesz è il voto del gruppo parlamentare del Ppe sul nuovo regolamento interno, in cui aggiornano le norme esistenti, in vigore dall’ottobre 2013, mettendo nero su bianco l’accordo con i valori fondanti dell’Unione europea come libertà, democrazia, stato di diritto, rispetto dei diritti umani e rispetto dei diritti sanciti all’articolo 2 del Trattato sull’Ue. La modifica delle regole procedurali è “un atto ostile” contro Fidesz e i suoi elettori che si qualifica come “antidemocratico, ingiusto e inaccettabile”, secondo il partito ungherese. Nella modifica approvata questa mattina si introduce un nuovo meccanismo che prevede una maggioranza di due terzi per decidere di escludere o sospendere i membri della famiglia del Ppe. Per la prima volta si introduce inoltre la possibilità di sospendere o escludere un’intera delegazione (piuttosto che singoli deputati) dal gruppo.

La minaccia di Orban di lasciare il gruppo non ha sortito l’effetto sperato, considerando che su 180 voti espressi dagli europarlamentari popolari, 148 sono stati a favore della modifica, 28 contrari e 4 gli astenuti. A “vincere” il braccio di ferro è quindi il capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, che in futuro potrà schivare le accuse di condiscendenza con il premier ungherese e le sue politiche considerate come “antidemocratiche”. Il Ppe passa da 187 a 175 deputati nel Parlamento europeo, mentre i socialisti, il secondo gruppo in assoluto, sono fermi a 145. Di conseguenza, la scelta di Fidesz non porterà a una sostanziale modifica dell’equilibrio interno all’assemblea: alcuni detrattori sostengono difatti che Weber abbia voluto “ripulirsi la coscienza” sulla spinosa questione della presenza del partito ungherese nel gruppo del Ppe. Differente è invece lo scenario relativo all’uscita di Fidesz dalla famiglia dei popolari europei: la formazione di Orban potrebbe finalmente ascoltare “le sirene” dei partiti sovranisti, sicuramente più vicini nella retorica, ma tale scenario non appare ancora ben delineato.

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