Per la quarta volta consecutiva, Il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) del premier uscente, Mark Rutte, è riuscito a confermarsi prima forza politica nei Paesi Bassi. Il Vvd, in attesa dei risultati definitivi dello scrutinio delle elezioni parlamentari svoltesi fra il 15 e il 17 marzo, dovrebbe riuscire a ottenere qualche seggio in più rispetto a quattro anni fa, raggiungendo quota 36. L’altro grande vincitore della tornata elettorale è certamente Democrazia 66 (D66), che con 24 seggi ottenuti è il secondo partito del Paese. Già alleate nella legislatura uscente, non c’è dubbio che le due forze politiche giocheranno un ruolo chiave nella formazione del prossimo esecutivo. La leader del partito, Sigrid Kaag, ha parlato di un “risultato straordinario” e non si tratta certo di un’esagerazione vista che questo è il miglior risultato elettorale di sempre per il D66. Il Partito per la libertà (Pvv) del leader populista Geert Wilders, sinora la principale forza di opposizione, perde tre seggi e si attesta a quota 17, mentre più pesanti sono le perdite per l’Appello cristiano democratico (Cda), GroenLinks (Sinistra verde) e il Partito socialista (Ps). Il Cda del ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, si ferma a 15 seggi, un risultato negativo quasi come quello ottenuto nel 2012. GroenLinks e l’Sp, che ora hanno entrambi 14 seggi, crollano in termini di consensi e si attestano, rispettivamente, a nove e sette scranni. Per i verdi, questo dato negativo potrebbe essere un riflesso del successo ottenuto da D66, considerato che i due partiti si contendono una fetta del medesimo elettorato. Anche la terza forza di sinistra, il Partito del lavoro (PvdA) di Lilianne Ploumen, ha avuto un riscontro negativo, mantenendo di fatto gli stessi nove seggi di quattro anni fa quando subì una pesante debacle rispetto ai 38 che deteneva nella precedente legislatura.
Intervenuto nella notte per celebrare il successo, il presidente del Vvd Mark Rutte, ha detto che è “chiaramente ovvio” che il suo partito avvierà un dialogo con la leadership di D66, ma anche con il Cda. Si va quindi verso una nuova coalizione tripartita? Difficile dirlo, al momento: i dati preliminari indicano che i tre partiti hanno 75 seggi, la metà esatta di quelli che compongono il Tweede Kamer, la camera bassa del Parlamento olandese. Inoltre sarà importante capire quale sarà la posizione della leadership del Cda, visto che nel suo discorso di ieri sera la leader di D66 Kaag ha subito affermato che la politica del prossimo esecutivo dovrà essere “più progressista, più giusta e più verde”. Hoekstra, dato l’esito non particolarmente incoraggiante, ha mantenuto un basso profilo, parlando di un risultato deludente. L’attuale coalizione di governo che comprende Vvd, D66, Cda e Unione Cristiana sembra comunque poter ottenere una maggioranza sicuramente meno risicata di quella attuale (76 seggi), ma la questione è se D66 e Unione Cristiana saranno disposti nuovamente a lavorare insieme. Se il Cda di Hoekstra dovesse decidere di farsi da parte, in gioco potrebbero entrare il Partito del lavoro e GroenLink: Ploumen, la leader del Pdva, non ha escluso quest’ipotesi ieri sera, mentre Jesse Klaver, presidente di Sinistra verde, per ora non si è espresso in merito.
Chi sembra destinato a continuare a restare fuori dalla coalizione di governo è il Pvv di Wilders, anche perché Rutte durante la campagna elettorale ha posto condizioni inaccettabili per il leader populista. Wilders ieri sera ha parlato di una “leggera flessione”, aggiungendo di essere convinto che avrebbe continuano a porsi come principale voce dell’opposizione in modo che si possa sentire “la vera voce del Pvv”. Teoricamente, anche i nuovi arrivati nel Tweede Kamer – gli ultraeuropeisti di Volt e la forza di estrema destra Ja21 – potrebbero essere coinvolti nella coalizione di governo. Ma D66 e Ja21 hanno tuttavia posizioni molto distanti. Rutte ieri sera è stato molto netto nell’affermare che farà il possibile per ottenere una rapida formazione dell’esecutivo. Già oggi il Vvd dovrebbe nominare un responsabile incaricato di “esplorare” le opportunità di formare una coalizione che punti a obiettivi pragmatici, ciò che lo stesso Rutte ha definito “ciò che serve” a porre fine alla crisi del coronavirus, in modo che “le aziende, i teatri, i cinema, i musei possano riaprire”.
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