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Roma: importava tonnellate di cocaina, sequestrati beni per 2 milioni

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Il patrimonio accumulato con il narcotraffico, costituito da attività commerciali e immobili del valore complessivo di circa 2 milioni di euro, è stato sequestrato dalla guardia di finanza di Roma che ha eseguito il provvedimento di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale capitolino, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Roma. I beni sono riconducibili a Alessandro Virzi, 47 anni, narcotrafficante romano membro di una importante rete internazionale di trafficanti di sostanze stupefacenti. Il nome di Virzi era emerso nelle indagini condotte nell’ambito dell’operazione “Crazy Hill”, eseguita dal II Gruppo delle fiamme gialle e coordinata dalla Dda, che, nel 2015, aveva consentito di sgominare un potente sodalizio criminale con base a Roma e contatti operativi in Germania, Olanda, Spagna e Inghilterra, in grado di organizzare spedizioni via container o via aerea di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dal Sud America (Colombia, Argentina e Brasile).


Un traffico ad altissimo livello, capace di movimentare fino a una tonnellata di cocaina. Tanta ne hanno sequestrata i finanzieri nel corso delle indagini nel biennio 2014-2015: 32 chili presso l’aeroporto di Malpensa; 42 chili all’aeroporto di Fiumicino; 16 chili nel porto di Anversa (Belgio); 170 chili presso il porto di Rotterdam (Olanda); 317 chili nei porti di Emden e Amburgo (Germania); 450 chili nel porto di Gioia Tauro ed era stato accertato il tentativo di introdurre ulteriori 135 chili di cocaina in Italia presso il porto di Livorno. Nel corso delle indagini era stato provato che l’organizzazione aveva a disposizione ingenti risorse finanziarie, funzionali al perfezionamento delle importazioni (pagamento delle spedizioni via container, dei carichi di copertura, dei viaggi aerei e dei soggiorni all’estero degli intermediari), nonché al ripianamento delle perdite subite per le operazioni non concluse. Durante tutta la fase investigativa era emerso che il Virzi era colui che, per conto dell’organizzazione, curava la logistica dell’introduzione della sostanza stupefacente nel territorio nazionale occupandosi di organizzare le fasi del trasporto e di monitorare i carichi durante il loro viaggio verso l’Italia. Lo stesso, inoltre, forte anche di un curriculum criminale di tutto rispetto, era anche l’uomo preposto ad acquisire illegittimamente informazioni esistenti nei terminali delle forze dell’ordine al fine di metterle a disposizione dell’associazione.

Proprio partendo da tali evidenze, considerate le notevoli somme di denaro a disposizione dell’organizzazione e tenuto conto che il Virzi, nell’arco degli ultimi 20 anni, ha dichiarato redditi modesti o addirittura nulli, la Dda ha delegato alle fiamme gialle l’esecuzione di indagini patrimoniali finalizzate ad individuare il reale patrimonio dell’indagato. Le investigazioni, estese anche al nucleo familiare e ai suoi prestanome, hanno consentito di accertare la sussistenza di una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati ed il profilo economico dei soggetti investigati. Nel dettaglio, attraverso minuziosi ed approfonditi accertamenti bancari, estesi anche a diversi prestanome del Virzi è stato appurato che lo stesso, nel citato periodo, ha acquistato una società di promozione pubblicitaria e due società immobiliari tutte operanti a Roma, una rivendita di tabacchi sempre ubicata nella Capitale, 7 fabbricati (3 a Roma, 1 a Frascati e 3 a Pomezia) nonché un importante bar ubicato a Frascati.

Durante l’analisi patrimoniale è emerso che Virzi, si è servito anche del canale costituito dalle scommesse sportive, in particolare è stato accertato che tra il 2011 e il 2013 ha avuto diversi conti gioco accesi, sia con società italiane che di diritto estero, con i quali ha effettuato giocate per oltre 63 mila euro riportando vincite per 60 mila euro. Tale pratica è da tempo sotto i riflettori degli investigatori in quanto considerata come una delle modalità più sicure per impiegare denaro sporco pronto per essere investito in attività lecite. Le scommesse, infatti, possono essere adoperate quale strumento di riciclaggio nella misura in cui il soggetto si orienti verso forme di puntate sicure, ovvero suddividendo e bilanciando le somme da giocare. L’indagato, inoltre, ha investito nella sua seconda passione, ovvero quella calcistica. Nel dettaglio, poiché nel corso degli anni ha ricoperto la carica di presidente di due società calcistiche dell’hinterland romano, approfittando delle entrature nell’ambiente calcistico, con il ricorso all’escamotage delle polizze fideiussorie, è riuscito a celare il reimpiego di risorse di provenienza illecita. Pertanto, il tribunale di Roma ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca dei beni acquisiti in un arco temporale nel quale il proposto e gli altri soggetti sottoposti ad accertamento non disponevano di mezzi finanziari sufficienti al loro pagamento.

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