Un anno a “V”: non solo virus, varianti e vaccini, ma anche il sentiero di ripresa dell’economia mondiale dopo la profonda recessione registrata nel 2020. Questo il quadro delineato per l’anno corrente dalla nuova Risk Map di Sace, presentata oggi da Alessandro Terzulli – chief economist della società – con la partecipazione del presidente Rodolfo Errore e dell’amministratore delegato Pierfrancesco Latini. Un quadro dei rischi decisamente più elevato ed eterogeneo quello delineato dalla Mappa, che vuole fornire un sostegno alle imprese italiane consentendo di sfruttare le opportunità di crescita non solo nelle geografie più instabili, ma soprattutto in quelle che mostrano maggiore resilienza. “Una fotografia del contesto economico globale a un anno dalla pandemia, che offre una chiave di lettura delle sfide derivanti dal crescente indebitamento, dalla crisi di liquidità delle imprese o dal cattivo andamento del commercio internazionale”, ha detto Errore, aprendo l’evento di presentazione questa mattina.
Particolarmente pronunciato, secondi i dati contenuti nella Mappa, il rischio di credito a causa dell’impatto economico della pandemia, ferma restando una forte attenzione alle tensioni politiche e sociali e alla sostenibilità riflesse dagli altri indicatori: sui 194 Paesi analizzati, sono 22 quelli dove il rischio di credito è diminuito, mentre in 52 e 120 è stato rilevato uno scenario rispettivamente stabile e peggiorativo. A tenere soprattutto l’Europa emergente, la Comunità degli Stati indipendenti (Csi) e il Vietnam, mentre gli scenari più instabili – dovuti per la gran parte all’incremento del debito pubblico – sono stati registrati in Medio Oriente e nell’Africa sub-sahariana e settentrionale. Altrettanto pronunciato il profilo dei rischi politici, il cui incremento nel 2020 ha riguardato prevalentemente i mercati emergenti e in via di sviluppo: dei 194 Paesi analizzati sono 48 a migliorare, mentre 60 sono stabili e 86 in peggioramento. Uno scenario globale ancora profondamente segnato dallo shock pandemico quindi, anche se nel 2021 la Mappa profila una ripresa a “V”, inizialmente timida e poi progressivamente maggiore nel corso dell’anno.
Nonostante il forte incremento del debito pubblico globale causato dalla pandemia – pari al 355 per cento del Pil mondiale con un aumento di 35 punti rispetto al 2019 – si fanno strada aspettative di ripresa non solo per il 2021, ma anche per il biennio successivo. “Resilienza, innovazione e sostenibilità: sono questi i terreni su cui si giocherà la sfida della ripresa per rilanciare la competitività dell’Italia”, ha detto l’amministratore delegato di Sace, Pierfrancesco Latini, sottolineando la necessità di puntare su infrastrutture e innovazione digitale per creare un sistema più competitivo e sostenibile che favorisca gli investimenti green. “Non ci sarà un vero rilancio senza un’economia pulita e circolare, senza una mobilità sostenibile e senza una profonda integrazione dei cicli industriali con tecnologie a basse emissioni”, ha aggiunto. Una ripresa che sarà meno dinamica per le economie avanzate – o in ogni caso non tale da recuperare la contrazione del 2020 – e più pronunciata nei paesi emergenti, grazie alla maggiore efficienza nel contenere la crisi sanitaria soprattutto nel Sud-Est asiatico.
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