L’europeismo segna l’identità e il futuro del nostro Paese, ma al suo interno si rafforza anche l’interesse nazionale che deve coniugare tutte le espressioni politiche. Queste le parole del sottosegretario agli Affari europei, Vincenzo Amendola, durante la sua audizione odierna alla Camera dei deputati, annunciando per domani la convocazione della cabina di regia degli eurodeputati dei partiti italiani rappresentati al Parlamento europeo. “Credo che il lavoro di condivisione che faremo in Parlamento sul Pnrr vada fatto anche a livello europeo su tutte le questioni che toccano il nostro Paese: il coinvolgimento delle Camere non è retorica, ma una necessità e la sostanza che darà forza a quanto presenteremo a Bruxelles”, ha detto, invocando uno “sforzo di condivisione” che porti un “messaggio di speranza”. Un lavoro quindi, quello della progettazione del Recovery, che andrà portato avanti sulla base di un’interlocuzione costante del governo con le forze politiche, gli enti locali, le Regioni e le parti sociali. “Sarà l’unità del nostro Paese a dare la forza necessaria al Piano, e non solo nel perimetro della maggioranza”, ha chiarito il sottosegretario, sottolineando che proseguirà anche il dialogo informale con la Commissione europea soprattutto sul fronte delle riforme, in particolar modo in materia di pubblica amministrazione e giustizia che l’esecutivo comunitario ha definito “determinanti per lo sviluppo economico del Paese”.
Un’interlocuzione, quella con il Parlamento, che affronterà anche il dibattuto nodo della governance, che secondo il sottosegretario “non riguarda solo la definizione dell’organismo incaricato di attuare la progettazione, ma anche la necessità di una struttura istituzionale che consenta un assorbimento veloce delle risorse europee dal momento che in mancanza di questa condizione si verrebbe a creare un rischio di perdita delle risorse”. Una sfida, quella del Recovery, incentrata su priorità trasversali come la riduzione delle disuguaglianze (soprattutto quelle di genere acuitesi a causa della pandemia), lo sviluppo del Sud, la coesione territoriale e il sostegno alle generazioni future, insieme alle transizioni digitale e verde che, andando a costituire “gli aspetti di una nuova rivoluzione economica e produttiva, rappresentano un fattore orizzontale qualificante del nostro progetto europeo”. Ribadendo il ruolo centrale dell’Italia in termini di fondi attribuiti, Amendola ha ricordato come ci si trovi con il governo Draghi “in una nuova fase di lavoro che vede il ministero dell’Economia e delle Finanze nel ruolo di coordinatore del Piano, ferma restando la strettissima collaborazione con gli altri dicasteri nella definizione delle azioni di settore”. Adesso, ha concluso, è necessario “perimetrare il documento finale” e “decidere come vincere la sfida pandemica, insieme alla trasformazione da imprimere all’Italia nei prossimi anni: non si tratta di un orizzonte temporale fermo al 2026”.