L’esercito russo è stato avvertito dagli statunitensi dell’imminente attacco alla Siria quattro o cinque minuti prima che venisse lanciato. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in conferenza stampa. Il responsabile della diplomazia russa ha sottolineato che secondo alcuni rapporti, gli Stati Uniti non lasceranno mai la Siria, affermando che la Russia intende chiarire la questione con Washington.
Questa notte le forze aeree degli Stati Uniti hanno effettuato attacchi in territorio siriano, colpendo strutture che secondo il Pentagono vengono utilizzate da milizie filo-iraniane. Nell’attacco di questa notte, sarebbero morti 17 combattenti filo-iraniani. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i 17 miliziani uccisi sarebbero tutti membri delle Unità di mobilitazione popolare (Pmu), coalizione di milizie a maggioranza sciita inquadrate nelle forze armate dell’Iraq. Il portavoce del dipartimento della Difesa, John Kirby, ha precisato che gli attacchi aerei sono una risposta ai recenti lanci di razzi contro le forze Usa nella regione.
L’azione militare è la prima ordinata dal presidente Usa Joe Biden, insediatosi alla Casa Bianca lo scorso 20 gennaio. “Il presidente Biden agirà per proteggere il personale americano e della coalizione internazionale. Al contempo, abbiamo agito in maniera deliberata, al fine di allentare la tensione nella Siria orientale e in Iraq”, ha dichiarato Kirby. Secondo quanto riferito dal Pentagono, l’aviazione militare statunitense ha colpito una serie di strutture e punti di controllo posizionati nelle vicinanze del confine tra Siria e Iraq, e utilizzate da diverse milizie sciite sostenute dall’Iran. Lo scorso 15 febbraio le milizie sciite in Iraq hanno lanciato razzi contro le forze Usa in quel Paese, uccidendo un contractor civile e ferendo un militare statunitense e altro personale della coalizione internazionale in Iraq.
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