I governi di Stati Uniti e Corea del Sud hanno raggiunto un accordo di principio in merito alla condivisione dei costi di stazionamento delle forze Usa nella Penisola coreana, un nodo che pesava ormai da anni sulle relazioni bilaterali. Lo ha annunciato oggi tramite una nota il governo della Corea del Sud, a margine della visita a Washington del capo negoziatore per i colloqui sulla condivisione dei costi di stazionamento delle forze Usa nella Penisola Coreana, Jeong Eun-bo.
Secondo le indiscrezioni della stampa sudcoreana, l’accordo di massima prevede un aumento del contributo finanziario della Corea del Sud; il ministero degli Esteri sudcoreano ha riferito che ulteriori dettagli verranno forniti in accordo con l’iter procedurale di adozione dell’accordo. Sino ad oggi Seul si era detta disponibile ad aumentare il proprio contributo ai costi di stazionamento delle truppe Usa del 13 per cento rispetto al livello del 2019, a 920,7 milioni di dollari. Jeong aveva dichiarato lo scorso 4 marzo che Seul e Washington avrebbero potuto raggiungere una intesa di massima entro lo scorso fine settimana. Jeong ha incontrato il 5 marzo la sua nuova controparte statunitense, Donna Welton: si è trattato del primo faccia a faccia tra i due funzionari dall’insediamento alla Casa Bianca del presidente Joe Biden, lo scorso 20 gennaio. Il mese scorso Jeong ha sollecitato la controparte statunitense ad accelerare gli sforzi tesi a giungere a un’intesa dopo oltre due anni di trattative infruttuose, durante il primo incontro tra i due funzionari. Lo ha riferito il ministero degli Esteri sudcoreano, secondo cui l’incontro è avvenuto in videoconferenza. Washington e Seul discutono da anni la ridefinizione del contributo di Seul ai costi di stazionamento del le truppe Usa in Corea, che conta 28.500 militari. “Le due parti hanno avuto discussioni nello spirito della loro alleanza, per far fronte alle divergenze esistenti e lavorare ad un accordo reciprocamente accettabile”, recita una nota diffusa dal ministero degli Esteri sudcoreano. “Le due parti hanno anche concordato di lavorare assieme per contribuire a rafforzare l’alleanza tra Corea del Sud e Stati Uniti, come fulcro della pace e della prosperità nella Penisola Coreana e nell’Asia Nord-Orientale”.
Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, intende mantenere l’impegno ad assicurare la prontezza delle forze Usa in Corea del Sud tramite la conduzione di esercitazioni militari. Lo ha dichiarato lo scorso 28 gennaio il portavoce del Pentagono, John Kirby, nel corso di una conferenza stampa. Kirby ha ribadito l’importanza attribuita da Washington alla prontezza delle forze di stanza nella Penisola coreana, a fronte dei progressi della Corea del Nord nello sviluppo di “armi avanzate”, come nuovi missili balistici per sottomarini. “Riconosciamo il valore dell’addestramento e delle esercitazioni per mantenere la prontezza delle nostre truppe, e non esiste luogo dove ciò sia più importante della Penisola Coreana”, ha detto il portavoce. “Pronti a combattere stanotte non è solo uno slogan. Nella Penisola Coreana ha un significato concreto, e il segretario intende assicurare che le cose non cambino”, ha aggiunto il funzionario. Il ministro dell’Unificazione della Corea del Sud, Lee In-young, ha citato lo scorso 25 gennaio la necessità di giungere ad una “soluzione flessibile” per la conduzione delle prossime esercitazioni congiunte tra le Forze armate di Corea del Sud e Stati Uniti, ed evitare così di alimentare ulteriormente le tensioni inter-coreane. Lee ha citato quattro aree che a suo dire dovrebbero essere tenute in considerazione, per stabilire se condurre o meno le esercitazioni, che in passato si sono svolte con regolarità a cadenza annuale. Le quattro aree citate dal ministro sono l’andamento epidemiologico della Covid-19, le Olimpiadi di Tokyo, l’assenza di una politica chiara della nuova amministrazione presidenziale Usa in merito alla Penisola coreana, e la transizione che dovrebbe portare Seul rilevare dagli Usa il comando delle operazioni combinate in tempo di guerra. “Dal momento che sia la Corea che gli Stati Uniti stanno evitando aree che rischierebbero una escalation delle tensioni, mi auguro che si possa giungere ad una soluzione saggia e flessibile alle esercitazioni congiunte che scongiuri il rischi di tensioni militari”, ha detto il ministro.
Lo scorso gennaio Blinken ha annunciato che il presidente Joe Biden intende rivedere completamente le politiche e l’approccio adottato dal presidente Usa uscente, Donald Trump, nei confronti della Corea del Nord. Secondo Blinken il problema rappresentato dal programma nucleare nordcoreano “è peggiorato” durante i quattro anni appena trascorsi: “Penso sia necessario rivedere, e intendiamo rivedere per intero l’approccio e la politica nei confronti della Corea del Nord, perché si tratta di un problema che ha segnato amministrazione dopo amministrazione”, ha dichiarato Blinken. Il segretario in pectore ha risposto così all’ipotesi di sostenere un “accordo progressivo” per la revoca di alcune sanzioni a carico di Pyongyang in cambio di un congelamento verificabile del programma di armamenti nordcoreano. Il funzionario ha dichiarato che la prossima amministrazione presidenziale intende “studiare le opzioni a nostra disposizione, e quale possa essere efficace in termini di accresciuta pressione sulla Corea del Nord affinché sieda al tavolo dei negoziati, così come in termini di eventuali altre iniziative diplomatiche eventualmente possibili”. Blinken ha evidenziato che tale processo includerà i principali alleati regionali degli Stati Uniti, a cominciare da Corea del Sud e Giappone.
Il governo della Corea del Sud preme sulla squadra del presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, affinché la prossima amministrazione presidenziale Usa riconosca la validità dell’accordo sottoscritto al termine del summit di Singapore del 2018 tra il presidente uscente, Donald Trump, e il leader nordcoreano Kim Jong-un. Lo scrive il quotidiano sudcoreano “JoongAng Ilbo“, secondo cui Seul spera di poter preparare il terreno per un riavvio del dialogo sulla denuclearizzazione tra Washington e Pyongyang, nonostante l’uscita di Trump dalla Casa Bianca. Secondo il quotidiano, che cita fonti governative sudcoreane anonime, “un messaggio è stato inviato all’imminente amministrazione Biden, col suggerimento di riprendere i colloqui con la Corea del Nord tornando allo spirito di Singapore”. La dichiarazione congiunta firmata da Trump e Kim a Singapore, nel giugno 2018, impegnava la Corea del Nord a lavorare per la denuclearizzazione completa della Penisola Coreana, in cambio della successiva normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti. I progressi sul fronte negoziale si sono interrotti però dopo il successivo summit di Hanoi, nel febbraio 2019. Diversi esperti sudcoreani ritengono che l’avvento di una nuova amministrazione presidenziale possa fornire una finestra di opportunità per tornare allo spirito della dichiarazione di Singapore; Seul auspica che Biden possa far tesoro delle lezioni degli ultimi anni, per definire una nuova e realistica “road map diplomatica” in grado di rilanciare il dialogo.
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