Probabilmente ha ragione il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, quando, nel commentare le ultime uscite del leader della Lega, dice che Matteo Salvini pensa soprattutto alle elezioni europee. Ed è stato proprio Salvini ad aprire la campagna elettorale con toni roboanti, nel tentativo di recuperare da un lato i consensi perduti, soprattutto al nord, a tutto vantaggio di Fratelli d’Italia, e dall’altro di svuotare Forza Italia dopo la scomparsa del suo fondatore, Silvio Berlusconi.
La kermesse di Pontida, con il patto stretto con Marine Le Pen e l’ultradestra europea, fa parte di questa strategia. Una strategia che si gioca in larga parte intorno al tema dell’ondata migratoria che il leader della Lega, meno di dieci giorni fa, ha dipinto come un atto di guerra.
Certo, le dichiarazioni di Salvini e i raduni sul prato di Pontida non mettono a rischio l’alleanza di governo, ma altrettanto certamente rendono pesante l’atmosfera intorno a palazzo Chigi. Ammesso che si possa arrivare ad una resa dei conti, per ora assolutamente improbabile, questa ci sarà solo dopo il voto europeo, conti elettorali alla mano.
Resta la questione migranti che nemmeno la visita a Lampedusa di Giorgia Meloni e di Ursula von der Leyen può risolvere. E qui aleggia il sospetto che in Europa la mina migranti venga usata proprio contro il governo di centrodestra targato Meloni, soprattutto per volontà di francesi e tedeschi. Non si capisce, infatti, perché non si sia ancora dato corso all’impegno preso a livello Ue di finanziare il governo di Tunisi per bloccare le partenze dei barchini e dei gommoni dalle coste del paese. Fino a quando i soldi europei non arriveranno, nonostante le molte promesse, Tunisi continuerà a far partire le carrette del mare cariche di disperati in fuga.
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