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Prove d’intesa fra Russia, Turchia e Qatar sulla Siria

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La Russia, principale sponsor del governo di Damasco insieme all’Iran, e i Paesi sunniti legati alla Fratellanza musulmana, impegnati a sostegno dei ribelli anti-Assad, provano a mettesi d’accordo a dieci anni dallo scoppio del conflitto in Siria. I ministri degli Esteri di Russia, Turchia e Qatar hanno ribadito il loro impegno a far avanzare il processo politico in Siria con l’appoggio delle Nazioni Unite e stanno discutendo su come inviare aiuti alla popolazione siriana. E’ quanto emerge dall’incontro avvenuto oggi a Doha tra i ministri degli Esteri di Russia, Turchia e Qatar, rispettivamente Sergej Lavrov, Mevlut Cavusoglu e Mohammed bin Abdulrahman al Thani in merito alla crisi in Siria. I tre hanno concordato di mantenere questo formato anche in futuro e il prossimo incontro trilaterale si terrà in Turchia.


Aprendo la conferenza stampa, il ministro degli Esteri del Qatar ha sottolineato che l’emirato del Golfo “non ha bisogno di una presenza militare in Siria e sostiene una soluzione pacifica della crisi nel Paese”. Secondo Al Thani, durante l’incontro le parti hanno discusso del “dossier siriano” e della situazione umanitaria nel Paese. I tre ministri hanno posto l’accento sul rispetto dell’integrità territoriale della Siria, ha aggiunto il capo della diplomazia di Doha. Al Thani ha ribadito il sostegno a un ritorno sicuro e volontario in patria dei rifugiati siriani, e ai negoziati tenuti nel quadro della Commissione costituzionale per la Siria. Sottolineando che la grave situazione umanitaria in Siria è peggiorata a causa della prosecuzione del conflitto e della pandemia di Covid-19, Al Thani ha detto che le parti hanno discusso di “un’iniziativa per fornire aiuti umanitari a tutti i territori siriani”. A proposito della presenza siriana nella Lega araba, da cui Damasco è stata “sospesa” nel 2011, il ministro qatariota ha detto che le ragioni di tale sospensione sono “ancora valide”.

Da parte sua, il ministro turco Cavusoglu, il cui Paese è insieme alla Russia uno dei protagonisti del conflitto, ha assicurato che la Turchia continuerà a difendere l’integrità territoriale della Siria, proteggere i civili, combattere i gruppi terroristici. “Piuttosto che cercare di prendere accordi con il regime di Bashar al Assad, la comunità internazionale dovrebbe cercare modi per cooperare con i siriani”, ha dichiarato il responsabile della diplomazia turca. “Oggi abbiamo avviato un nuovo processo di consultazione trilaterale”, ha detto Cavusoglu. “Il nostro obiettivo è discutere di come possiamo contribuire agli sforzi per una soluzione politica duratura in Siria”, ha aggiunto. “Dobbiamo concentrarci su un processo politico, che è qualcosa che il regime non farà fino a che sarà ancora legittimato dalla comunità internazionale”, ha proseguito il responsabile della diplomazia di Ankara. Per Cavusoglu, in questi anni, le legittime richieste dei civili sono state ignorate, e “sono stati esposti agli impatti negativi del conflitto per oltre un decennio”.

Nella conferenza stampa, Lavrov ha affermato che la Russia apprezza il contributo del Qatar alla pace in Siria. Nel suo discorso, Lavrov ha voluto chiarire che il formato tripartito di negoziati a Doha, in preparazione da tempo, non sostituisce il formato di Astana – a cui prende parte anche l’Iran – ma lo completa. “Non ci siamo riuniti solo ora, questo formato esiste da almeno un anno. I nostri rappresentanti si sono riuniti almeno tre volte per scambiare opinioni sulle modalità di sostegno volte a porre fine al conflitto in Siria, secondo la risoluzione 2254 dell’Onu. In ogni caso (questo formato) non sostituisce in alcun modo il formato di Astana, ma lo completa. A suo tempo tale formato ha posto le basi per le decisioni adottate in direzione della Siria e per la stessa Risoluzione 2254, in primo luogo attraverso lo svolgimento del Congresso del dialogo siriano a Sochi. Il processo di Astana è dedicato a tutti gli esperti coinvolti nel processo, siano essi militari, politici, organizzazioni umanitarie”, ha dichiarato Lavrov. Il ministro degli Esteri russo ha aggiunto che Russia, Turchia e Qatar sono risoluti nel contrastare i tentativi di partizione della Siria. Lavrov ha voluto chiarire che non vi sono piani per tenere pattuglie congiunte tra Russia, Turchia e Qatar in territorio siriano, sottolineando che il pattugliamento congiunto è riservato alle aree della provincia di Idlib indicate dagli accordi bilaterali tra Mosca e Ankara firmati a Sochi nel 2019.

Russia, Turchia e Qatar in questi dieci anni hanno sostenuti fronti contrapposti nel conflitto che dal 2011 sta destando il Paese. Fin dalle prime rivolte contro il regime del marzo 2011 Ankara e Doha hanno fornito il loro sostegno alle proteste, alimentando in seguito il flusso di armi e denaro necessario alle fazioni ribelli di combattere l’esercito di Damasco. L’ascesa dello Stato islamico tra il 2013 e il 2014 con la conquista della prima città del cosiddetto califfato, Raqqa, ha mutato profondamente il teatro di conflitto, spingendo nel 2015 la Russia a giungere in soccorso del governo del presidente Bashar al Assad per contrastare sia le milizie ribelli sostenute dalla galassia dei Paesi arabi sunniti e lo Stato islamico. L’intervento russo ha dato una netta svolta alla guerra civile consentendo a Damasco di riprendere il controllo delle principali città del Paese, in particolare Aleppo, situata nel nord della Siria vicino al confine turco.

Russia e Turchia sono giunte vicine allo scontro diretto dopo che il 24 novembre 2015 alcuni F-16D dell’aeronautica turca hanno abbattuto un cacciabombardiere Su-24 dell’aeronautica russa per aver presumibilmente violato lo spazio aereo turco nella provincia di Hatay. La crisi tra i due Paesi con rispettive minacce e lo schieramento di sistemi anti-aerei sofisticati sia da parte della Russia presso le basi siriane di Khmeimim e Latakia, che della Turchia sul confine siriano, si è protratta fino al giugno 2016 quando i due presidenti, Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin hanno deciso di porre fine allo scontro e migliorare le relazioni diplomatiche. Nell’agosto agosto 2016 Russia e Turchia hanno ripristinato di intelligence, diplomatici e militari ponendo ufficialmente fine alla crisi con l’intento di migliorare ulteriormente i rapporti. Il miglioramento delle relazioni tra Ankara e Mosca ha portato all’avvio dei colloqui di Astana nel gennaio 2017 insieme all’Iran, rendendo i tre Paesi garanti del cessate il fuoco nelle zone di maggiore tensione tra le forze di Damasco e i ribelli sostenuti dalla Turchia.

Negli stessi anni, la Turchia ha lanciato ben quattro operazioni nel nord della Siria, principalmente contro le formazioni armate curde, in particolare le Unità di protezione dei popoli (Ypg) sostenute dalla Coalizione internazionale contro lo Stato islamico guidata dagli Stati Uniti: l’operazione scudo dell’Eufrate lanciata nell’agosto del 2016 nel nord della Siria contro le milizie curde e che ha portato all’occupazione turca dei territori ovest dell’Eufrate fino al confine con la provincia occidentale di Afrin: l’operazione a Idlib nel 2017 per instaurare, in accordo con Mosca, punti di osservazione in territorio siriano; l’operazione “Ramoscello d’ulivo lanciata nel gennaio 2018 nella provincia di Afrin per cacciare le forze curde considerate da Ankara emanazione del gruppo terroristico Partito dei lavoratori del Kurdistan; l’operazione Primavera di pace, che ha preso il via nella Siria nordorientale contro le Forze democratiche siriane (Fds), formazione sostenuta dagli Stati Uniti composta prevalentemente da miliziani delle Ypg; infine l’operazione Scudo di primavera, avviata il primo marzo del 2020 nella provincia di Idlib, a seguito dell’uccisione in un attacco delle Forze armate siriane di 33 militari turchi, e terminata il 5 marzo con un cessate il fuoco mediato dalla Russia.

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