Nella serata di ieri nuove manifestazioni si sono svolte a Erevan, in Armenia, a causa degli sviluppi della situazione in Nagorno-Karabakh e alla capitolazione delle autorità dell’Artsakh (l’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh) dinnanzi “all’operazione antiterrorismo” condotta dall’Azerbaigian nella regione.
Le proteste si sono concentrate in particolare dinnanzi alla sede dell’ambasciata russa, in un evidente tentativo di esprimere la rabbia della popolazione per il mancato sostegno della Russia, che dal 2020 ha schierato nella regione un contingente militare di forze di pace che, tuttavia, si è rivelato incapace di fermare le progressive azioni di Baku.
I manifestanti hanno anche chiesto le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinyan e hanno circondato gli edifici governativi nel centro della città, scontrandosi con la polizia in tenuta antisommossa.
Nei video che circolano sui canali Telegram si vede, tra gli altri, un uomo che si rivolge ai russi presenti nella sede diplomatica: “A causa vostra sono morti i nostri figli. Noi non uccideremo i vostri ma non lo dimenticheremo mai! Siate maledetti, impero del male!”. I manifestanti hanno gridato “vergogna”.
Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa russa “Ria Novosti” almeno nove persone sono state arrestate ieri sera. I manifestanti hanno scandito slogan contro la Russia e le autorità di Erevan, esortando le dimissioni del primo ministro armeno, Nikol Pashinyan. Le persone si sono presentate alla protesta con bandiere degli Stati Uniti, Francia, Georgia, Grecia e dell’Unione europea. Secondo “Ria Novosti”, le forze dell’ordine locali sono intervenute alla manifestazione, arrestando almeno nove persone. I partecipanti alla protesta hanno lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti di polizia, ferendone almeno uno.
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