Sardegna al penultimo posto fra le regioni italiane per crescita cumulata del Pil fra il 2015 e il 2019 e il tasso annuo di crescita dell’isola negli ultimi 25 anni (0,28 per cento) è stato meno della metà di quello nazionale (0,61 per cento) . Lo si evince dall’ultima ricerca del Centro studi di Cna sul sistema socio-economico regionale. In Sardegna nel periodo che va dal 2015 al 2019 l’efficienza produttiva è diminuita del -0,4 per cento ogni anno, mentre al livello nazionale è cresciuta dello 0,1 per cento. Nel 2018 la produttività oraria è stata di circa 30 euro per ora lavorata, contro una media nazionale di 36 euro (41 euro nel Nord-Ovest e 38 nel Nord-Est).
Le dimensioni medie dell’impresa sarda è di 2,9 addetti, contro i 3,9 medi nazionali e i 4,5 nelle regioni del Nord. In Sardegna le imprese con meno di dieci addetti assorbono il 62 per cento dell’occupazione (44 per cento la media nazionale). Inoltre tra il 2012 e il 2018 le imprese sarde con più di 10 addetti hanno speso in ricerca e sviluppo 58 mila euro all’anno (194 mila euro la media nazionale). Nel 2018 solo il 44 per cento ha condotto attività innovative (media nazionale 56 per cento) e solo il 40 per cento ha introdotto innovazioni di prodotto o di processo (50 per cento media nazionale). Vetrine web al palo: solo il 58 per cento delle imprese sarde con più di dieci addetti ha un sito internet, contro l’82 per cento delle imprese lombarde o venete; appena il 54 per cento fornisce ai i propri addetti dispositivi portatili connessi. Infine solo il 6,3 per cento delle pmi sarde possiede una elevata propensione all’internazionalizzazione contro una media nazionale del 20,7 per cento.
“È assolutamente necessario intervenire con una programmazione lungimirante che, muovendo dalle ingenti risorse economiche stanziate per affrontare l’emergenza, affronti i deficit regionali con un mix di iniziative mirate sia a breve che a lungo termine – hanno rilevato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna – L’occasione del Recovery Plan va utilizzata anche in Sardegna per avviare le riforme strutturali che incidono nel medio lungo periodo sulla qualità della vita di cittadini e imprese; in cima a queste il riordino e l’efficientamento della P.A. e del sistema amministrativo tutto che va ripensato agendo su capitale umano, semplificazione e digitalizzazione. Il rischio è che la tremenda crisi economica innescata dalla pandemia possa compromettere ulteriormente la capacità produttiva sarda, in termini di fallimenti aziendali e aumento della disoccupazione, in un contesto caratterizzato da una scarsa efficienza nella riallocazione delle risorse produttive”.
Leggi altre notizie su Nova News
Seguici su Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram