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Presidio in Campidoglio della Casa delle donne: “Ma quale bando, non siamo bandite ma femministe”

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“Giù le mani dalla città”, “Il gioco di prestigio da far stupire, prometti tanti luoghi ma a noi ci fai sparire”, “Raggi non ci provare, la casa delle donne non la puoi toccare”, sono alcuni degli slogan delle donne della casa internazionale che questa mattina hanno organizzato un presidio in pizza del Campidoglio. “Raggi non ti voteremo, le donne non voteranno la prima sindaca donna della città che ci ha fatto vergognare”, “Ma quale bando, non siamo bandite, siamo femministe e siamo tutte unite”, continuano le voci dal megafono. Maura Cossutta, presidente della Casa internazionale delle donne ha spiegato “siamo qui oggi perché la sindaca non ci risponde. Abbiamo in corso una trattativa da anni. Vogliamo una risposta politica dalla sindaca e non dall’assessore al patrimonio, perché la questione della casa internazionale è una questione politica e non riguarda il patrimonio”, ha aggiunto.


La mobilitazione di oggi in piazza del Campidoglio è stata organizzata dopo che il 9 marzo il Campidoglio in una nota ha annunciato “nuovi spazi in città per attività per la promozione della libertà femminile e di genere, per la prevenzione e il contrasto alle discriminazioni di genere. E’ quanto prevede una memoria, condivisa tra le assessore Valentina Vivarelli, Veronica Mammì e Lorenza Fruci, che sarà all’esame nelle prossime riunioni di Giunta Capitolina. Sei immobili del patrimonio capitolino verranno messi a disposizione delle associazioni del Terzo Settore per svolgere attività a sostegno delle donne tramite un apposito bando con concessione a titolo gratuito”. Tra gli immobili individuati “per creare una rete di servizi al territorio – spiega la nota – è presente ed avrà un ruolo centrale l’ex complesso conventuale del ‘Buon Pastore’, attualmente sede della Casa Internazionale delle Donne”.

“Siamo qui perché anche il Parlamento ha fatto un voto politico, ha riconosciuto il valore della casa e di tutti i luoghi, stanziando 900 mila euro quindi dando fine al contenzioso e ha detto che bisogna fare il comodato gratuito, quindi basta affitti che non possiamo pagare e accumuliamo debito. La sindaca deve rispondere – ha sottolineato Cossutta – fino ad ora abbiamo fatto una trattativa che è andata sempre a vuoto. Noi oggi chiediamo ripristino della convenzione fino a dicembre 2021 con comodato gratuito e non vogliamo essere messe a bando, non siamo più inquiline morose come ci ha sempre trattato la sindaca. Fino a bando cosa ne sarà della casa? Si prevede lo sgombero? Cosa farà della casa la sindaca Raggi? Deve rispondere perché questo è un patrimonio non solo delle donne ma di tutta la città”.

La presidente Cossutta ha portato e illustrato un libro “La città della dea perenne”, di Maria Paola Fiorenzoli” che avrebbe voluto consegnare alla sindaca Raggi. Monica Cirinnà, senatrice del Pd, presente al presidio, ha aggiunto “la Casa internazionale delle donne del Buon Pastore nacque negli anni dei governi Rutelli e Veltroni in cui ero consigliera comunale, ero di governo ovviamente ed ero presidente della commissione delle elette. Grazie al mio lavoro e a quello di altre donne compagne del comune nacque la casa – ha spiegato -. Quando tu hai un figlio che cresce lo assisti e sei sempre con lui, in questo caso con lei. Quindi io sono qui perché qualcuno vuole far morire questa meravigliosa esperienza che è un’esperienza culturale, politica di libertà delle donne. Peccato che sia proprio la prima sindaca donna di questa città – ha sottolineato – che di femminile non ha alcunché nel modo di approcciarsi alla politica è totalmente omologata a un modello maschile: non ascolta, non incontra, non parla, ma agisce in conflitto contro le donne nel momento in cui si rende conto che con le elezioni vicine questo pezzo di mondo non la sosterrà”.

Sabrina Alfonsi, presidente Municipio I ha aggiunto che “è evidente che trincerandosi dietro finta legalità la sindaca ha espresso il suo punto di vista politico e non riconosce il luogo delle donne per eccellenza e non da un vero contenuto al patrimonio comunale che abbiamo nella città. Il patrimonio va visto e conosciuto e poi deciso il suo destino. Nonostante gli sforzi fatti dalle donne per saldare debito, deve essere luogo in cui non si paga neanche il canone perché è una risorsa. I servizi e il motivo per cui la casa è entrata a far parte del patto di comunità del municipio I – ha spiegato -. Quei luoghi sono luoghi fondamentali, la sindaca non si può permettere in nome di una campagna elettorale becera che la casa va messa a bando. La casa è la nostra casa e nessuno ce la può togliere”, ha concluso. Presenti al presidio anche Cecilia D’Elia del Pd, Marta Bonafoni consigliera regionale Lista Zingaretti, Giulia Tempesta consigliera capitolina del Pd, Andrea Casu segretario del Pd Romano, Amedeo Ciaccheri presidente Municipio VIII, Spi Cgil, Cgil Roma e Lazio, una rappresentanza di Lucha y siesta e Non una di meno.

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