L’ipotesi di una chiusura delle attività commerciali e di ristorazione nei fine settimana, anche nelle zone gialle, come proposto dal Comitato tecnico scientifico, rischia di infliggere l’ennesimo colpo all’economia locale. A Roma le attività maggiormente esposte sono quelle del centro storico, frequentato principalmente nei fine settimana da quando molti uffici pubblici e privati operano in lavoro agile. Secondo la Fipe Confcommercio di Roma salterà su base settimanale il 70 per cento degli incassi dei ristoranti e il 50 per cento dei fatturati di bar e altre attività di ristorazione che dal lunedì al venerdì hanno comunque un flusso di clientela, per una perdita media stimata in 35 milioni di euro a settimana. Per la Fiepet Confesercenti il danno sull’economia locale, nell’ambito della ristorazione, si aggirerà attorno a una perdita di circa 100 milioni di euro di fatturato tenendo conto dei maggiori incassi che si registrano in primavera e nei giorni delle festività pasquali. Accanto a questo vanno aggiunte le perdite dei negozi del centro storico dove i flussi di clientela ormai sono concentrati principalmente nelle giornate di sabato e domenica.
“Le ripercussioni di un eventuale chiusura nei fine settimana sono gravissime e in particolare colpiscono bar e ristoranti che stanno già scontando la mancanza delle attività serali e quindi hanno i fatturati concentrati tra il sabato e la domenica entro le 18″, spiega Sergio Paolantoni, presidente della Fipe Confcommercio di Roma, interpellato da “Agenzia Nova“. “Sarebbe auspicabile un’apertura più ampia, almeno fino alle 22 come chiesto dalla sindaca Raggi – aggiunge -, più è ampia la fascia oraria e meglio si distribuiscono gli afflussi di clientela”. Anche il presidente della Fiepet Confesercenti di Roma, Claudio Pica, è d’accordo e afferma: “Un’altra chiusura nei fine settimana darebbe il colpo di grazia alla ristorazione romana. A oggi c’è un 40 per cento di dipendenti che ancora è in cassa integrazione. A essere più duramente penalizzato è il centro storico, dove ci sono anche le attività con più personale dipendente, mentre nelle periferie ci sono più imprese a conduzione familiare che durante la settimana un po’ lavorano. Nel centro storico il lavoro è concentrato solo nei fine settimana in questo momento. Ci auguriamo – conclude – che il governo accolga l’appello a tenere aperti i locali fino alle 22“.
Tenendo conto della curva di contagi in salita “chiediamo – aggiunge il direttore di Confcommercio Roma, Romolo Guasco – che le istituzioni, sia locali sia nazionali, mettano in campo tutte le misure possibili per consentire alle imprese di non scomparire per sempre. Dagli indennizzi al rinvio delle scadenze fiscali o all’annullamento di alcuni pagamenti come la Tari, da un intervento sulla società immobiliari per la gestione dei pagamenti degli affitti a garanzie coperte da fondi pubblici per le aziende che presto si troveranno senza liquidità. In particolare, sul centro storico di Roma, “c’è la questione di moltissimi artigiani che rischiano di sparire ed essere cancellati per sempre dai grandi marchi – sottolinea Guasco -, se questo accadesse danneggerebbe tanto le piccole quanto le grandi imprese, l’attrattività dei grandi marchi sulle vie commerciali di Roma è favorita dalla presenza del prodotto artigianale tipico italiano che rischia di scomparire se non ci saranno gli aiuti adeguati”. Infine il direttore di Confcommercio auspica un’accelerazione sui vaccini: “La Regione Lazio ha messo in campo grandi location per i vaccini ma sono semivuote perchè mancano le fiale, il governo deve fare di più. Solo con i vaccini si potrà ragionare sull’effettiva ripresa dell’economia locale“.
Dello stesso avviso la Confersecenti di Roma che stima perdite medie di incassi tra il 35 e il 40 per cento in tutti i settori commerciali. “Il rilancio dell’economia deve partire con il vaccino – sottolinea il presidente Valter Giammaria -. Più vaccini si fanno e più l’economia riparte. Queste nuove chiusure, se confermate, saranno un colpo molto pesante. I ristori non arrivano, c’è il problema del personale che sta ancora in cassa integrazione e anche chi è rientrato a lavoro è in seria difficoltà. È una misura comprensibile in una zona rossa, non ovunque. Così si mettono in difficoltà migliaia di aziende, gli imprenditori non possono più sostenerlo”. Per quanto riguarda gli interventi del governo, secondo Giammaria, “bisogna bloccare le procedure di sfratto, tante imprese sono in difficoltà perché non sono riuscite a pagare l’affitto e sono sotto sfratto“. A livello locale “bisogna abbattere il più possibile le tasse e mi appello alla sindaca Raggi perché rifletta sulla zona a traffico limitato, apra i vachi oppure il centro storico di Roma muore. Nel Lazio – ha concluso Giammaria – hanno chiuso già 20 mila imprese, se si va avanti con queste restrizioni è ovvio che arriveremo a una percentuale del 30-35 per cento di imprese chiuse”.
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