L’avvento di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio rappresenta “una rivoluzione” per la politica italiana, che sta cambiando “rapidamente e in maniera spettacolare”, a una velocità tale da rendere difficile tenere il passo anche agli osservatori più incalliti. È quanto afferma il quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”, secondo cui l’aspetto “spettacolare” è che in Italia non sta avvenendo una rivoluzione, ma “una normalizzazione”, una “pulizia del baccano”. A guidare questa “rivoluzione” è Draghi, “un 73enne che lavora in silenzio in solitudine”, elaborando la strategia di vaccinazione contro il Covid-19 e un piano di ripresa per il periodo successivo alla crisi. Il presidente del Consiglio “non compare quasi mai e non fa quasi nessun annuncio, ma la sua sola presenza a Palazzo Chigi ha cambiato molto in poche settimane”. In Italia, è infatti finito il tempo degli annunci e dei “piani a metà”, con “la narrazione che lascia il posto al lavoro”. Draghi ha dunque portato un modo di governare “sobrio e insolitamente noioso” che si riflette sui leader politici e i partiti, con “effetti sorprendenti”. Per esempio, le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario del Partito democratico (Pd) potrebbero portare a una coalizione di centrosinistra con impianto riformista, che diverrebbe la prima forza politica in Italia. Allo stesso tempo, il Movimento 5 Stelle ora si descrive come “moderato e liberale”, mentre si appresta ad allontanarsi dalle proprie origini di formazione per la democrazia diretta. Vi è poi la “metamorfosi clamorosa” del leader della Lega, Matteo Salvini, “da nemico ad amico” dell’Ue, dal “Basta euro” all’ingresso in un governo guidato da Draghi, presidente della Banca centrale europea (Bce) dal 2011 al 2019.
Un cambiamento non facile, verso cui Salvini è stato spinto dalle aziende del Nord e dai moderati che sostengono la Lega. Ora, “si spera” che la formazione venga accettata nel Partito popolare europeo (Ppe). Salvini ha dichiarato che vorrebbe formare un gruppo al Parlamento europeo con i partiti euroscettici Fidesz (Ungheria) e Diritto e giustizia (PiS, Poloni). Tuttavia, per la “Sueddeutsche Zeitung”, si tratta di “una manovra diversiva”. Una “buona parte” della Lega sta, infatti, già pensando al dopo-Salvini, “lontana dal clamore nazionalista, populista, xenofobo” e verso “un partito di destra adatto a governare e compatibile con l’Ue”. All’opposizione rimangono soltanto i “post-fascisti” di Fratelli d’Italia (Fd’I) che, guidati da Giorgia Meloni, potrebbero trarre vantaggio dalla loro estraneità al governo di unità nazionale. Per la “Sueddeutsche”, con la “rivoluzione” di Draghi, “tutto è aperto, compresa la possibilità di una controrivoluzione”.
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