Il governo della Cina ha intimato all’Indonesia di interrompere un progetto di sfruttamento delle riserve di petrolio e gas naturale al largo delle isole Natuna, un atollo del Mar Cinese Meridionale oggetto delle rivendicazioni territoriali di Pechino. Lo riferiscono fonti citate dal quotidiano “Nikkei”, che ricorda come Giacarta abbia avviato lo scorso luglio attività di esplorazione petrolifera nelle acque prospicenti l’arcipelago, all’interno della sua zona economica esclusiva. Oltre a una protesta inviata tramite canali diplomatici, la Cina avrebbe espresso la propria contrarietà inviando unità navali nelle acque contese, come già denunciato nelle scorse settimane da un think tank con sede a Giacarta. Il governo indonesiano, che rifiuta di ammettere pubblicamente l’esistenza di una disputa territoriale con la Cina, ha mantenuto il riserbo sulle proteste di Pechino.
La nave di ricerca oceanografica cinese Haiyang Dizhi 10 e diverse unità della Guardia costiera cinese sono state avvistate nel Mar di Natuna, nell’estremo sud del Mar Cinese Meridionale, in prossimità di giacimenti offshore all’interno della zona economica esclusiva (Zee) dell’Indonesia. Lo ha denunciato questo mese il think-tank Indonesia Ocean Justice Initiative, con sede a Giacarta, secondo cui le imbarcazioni cinesi hanno effettuato attività di prospezione dei fondali per settimane, tra i mesi di agosto e ottobre. Le navi cinesi si sarebbero spinte ad appena nove miglia nautiche dalla piattaforma petrolifera semisommersa Noble Clyde Boudreaux, nell’area nota come Tuna Block.
Il governo dell’Indonesia intende triplicare la flotta di sottomarini d’attacco della sua Marina militare sino a 12 unità, in risposta alle incursioni della Cina nelle aree del Mar Cinese Meridionale contese dai due Paesi. Lo ha riferito la stampa indonesiana lo scorso maggio dopo l’incidente che ha causato l’affondamento di un sottomarino militare indonesiano, causando la morte dei 56 membri dell’equipaggio. Secondo le indiscrezioni di funzionari governativi anonimi, Giacarta intende anche aumentare il numero di corvette da destinare a operazioni di pattugliamento e difesa dei confini marittimi, specie attorno alle isole Natuna, rivendicate dalla Cina.
L’Indonesia è il terzo Paese al mondo per la vastità delle aree marittime entro la sua zona economica esclusiva, ma la sua flotta di sottomarini è minuscola: dopo l’affondamento del sottomarino KRI Nanggala-402, infatti, il Paese conta appena quattro unitò. contro le 20 del Giappone. Il ministro della Difesa indonesiano, Prabowo Subianto, aveva già affermato dopo l’incidente che il governo intende aumentare le risorse destinate al rafforzamento della Marina. Per quanto riguarda in particolare i sottomarini, l’Indonesia sta negoziando un accordo per la produzione congiunta con la Corea del Sud, mentre Francia, Russia e Turchia hanno già formulato offerte di esportazione. Il Giappone potrebbe presentare a sua volta un’offerta nei mesi a venire.
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