Francesco Polidori, patron di Cepu, potrebbe ripetere con la società Studium, la stessa azione di evasione fiscale e occultamento dei ricavi che si ipotizza possa aver svolto con le precedenti società, Scil e Cesd; per questo il Gip del tribunale di Roma ha accolto la richiesta formulata dalla procura capitolina, di emettere una misura cautelare degli arresti domiciliari, per lui e per il suo principale collaboratore Luigi Piccotti. I due fanno parte di un gruppo di sei indagati per bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. I finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, nell’ambito dell’operazione “Tutoring” hanno eseguito, oltre ai due arresti, anche un decreto di sequestro preventivo nei confronti dell’imprenditore a capo di eCampus, società del gruppo Grandi scuole, un primario gruppo operante nel settore dell’istruzione e formazione universitaria.
Le indagini riguardano i fallimenti di 2 importanti società la Scil e la Cesd ritenute vere e proprie “bare fiscali” che, a causa dell’insolvenza dei debiti dell’imprenditore, sono arrivate a un passivo complessivo di oltre 180 milioni di euro. Attraverso le due società, negli anni, l’imprenditore, oggi arrestato, ha distratto asset dalle società e sfruttato importanti marchi del comparto dei servizi di istruzione e formazione, eludendo il versamento di ingenti imposte dovute all’Erario.
In particolare, le indagini hanno consentito di rilevare che gli indagati – ricorrendo a vere e proprie società qualificabili come “scatole cinesi”, anche di diritto estero – hanno ideato e realizzato una serie di complesse operazioni societarie, commerciali e finanziarie tra le quali spiccano la creazione di una società fiduciaria in Lussemburgo, intestata a terzi ma, di fatto, riconducibile agli indagati, mediante la quale è stata dissimulata la reale proprietà dei beni immobili e marchi, sottratti alle imprese fallite e fatti confluire in un’ulteriore società creata ad hoc, oggi sottoposta a sequestro e la distrazione di ingenti risorse finanziarie destinate a società controllate e collegate attraverso l’appostazione di partecipazioni (poi svalutate) e la concessione di plurimi finanziamenti e prestiti allo stesso dominus, a suoi familiari ed a persone a lui vicine, nella realtà mai restituiti.
Le fiamme gialle hanno posto agli arresti domiciliari il dominus del gruppo imprenditoriale e una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività di impresa per un anno nei confronti di un suo collaboratore risultato essere il depositario delle scritture contabili nonché incaricato della gestione finanziaria di alcune aziende del gruppo. Sono state sequestrate le quote societarie della Studium un’importante società tuttora attiva nel settore dell’istruzione, disponibilità finanziarie e immobili – tra cui la sede centrale dell’eCampus, a Novedrate, in provincia di Milano, dove si trova l’università telematica – per un valore complessivo di circa 28 milioni di euro.
Sull’argomento delle misure cautelari il Gip nell’ordinanza dice: “Sussistono le esigenze cautelari essendovi il concreto pericolo che Polidori Francesco, posta dalla sua posizione apicale e gestendo le varie società del gruppo e le connesse operazioni societarie e negoziali (anche attraverso persone di sua fiducia che ricoprono ruoli formali nella società), ripetere le condotte fraudolente in relazione alla società Studium srl. Lo schema adottato nel corso degli anni è già attuato sia in relazione alla Scil, che in relazione alla Cesd, ben potrebbe dunque essere riproposto anche per la Studium sempre sotto la direzione e la regia operativa di Polidori Francesco”.
Per dar maggior peso a quanto detto, il gip aggiunge che “La società Studium versa negli ultimi anni, e sempre in senso crescente, in una pesantissima situazione di debito erariale come rappresentato dagli ultimi aggiornamenti della polizia giudiziaria, con annotazione 28 febbraio 2020, che vede un debito tributario di 8 milioni 472.849 euro all’anno 2018, mentre anche recentissimamente la Guardia di finanza, ha segnalato, tra l’altro, un iscrizione a ruolo dell’Agenzia delle Entrate del 2020 relative a ritardi, omessi pagamenti Irap, del 2016 per un milione 339 mila euro”.
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