“Il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio e al suo Figlio, vincitore del peccato e della morte”: questo il messaggio di lanciato oggi da papa Francesco in una gremita Chiesa di Santa Maria Immacolata di Qaraqosh, città a maggioranza cristiana dove nella notte tra il 6 e il 7 agosto del 2014 circa 45 mila persone vennero cacciate dallo Stato islamico e costrette a rifugiarsi nel vicino Kurdistan. In questa città il cui nome per i cristiani è Bakhdida (dono di Dio), tra le poche dove la popolazione cristiana ha fatto parziale ritorno dopo essere stata cacciata dallo Stato islamico nel 2014, sono state ripristinate e restaurate in poche settimane tutte le croci di legno divelte dagli estremisti del “califfato” durante la lunga occupazione. La stessa Chiesa di Santa Maria Immacolata, dove oggi il Santo padre ha recitato l’Angelus, è stata particolarmente danneggiata e vandalizzata durante l’occupazione dello Stato islamico. “Avete davanti a voi l’esempio dei vostri padri e delle vostre madri nella fede, che hanno adorato e lodato Dio in questo luogo. Hanno perseverato con ferma speranza nel loro cammino terreno, confidando in Dio che non delude mai e che sempre ci sostiene con la sua grazia. La grande eredità spirituale che ci hanno lasciato continua a vivere in voi. Abbracciate questa eredità. Questa eredità è la vostra forza”, ha aggiunto il Pontefice.
Papa Francesco: “Guardare all’esempio dei santi”
“Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite. A custodire i legami che vi tengono insieme, a custodire le vostre radici”, ha aggiunto Bergoglio. Il papa ha sottolineato che vi sono dei momenti “in cui la fede può vacillare” e questa situazione è “si è rivelata ancora più vera nei giorni più bui della guerra” e anche “in questi giorni di crisi sanitaria globale”. Per superare questi momenti il Papa ha invitato a guardare i “santi”: “Questa terra ne ha molti, è una terra di tanti uomini e donne santi. Lasciate che vi accompagnino verso un futuro migliore, un futuro di speranza. Non stanchiamoci di chiedere la loro intercessione. Santi della porta accanto che vivendo in mezzo a noi riflettono la presenza di Dio. Questa terra ne ha molti”, ha dichiarato il papa, parlando poi del tema del perdono. “Il perdono necessario da parte di coloro che sono sopravvissuti agli attacchi terroristici. Il perdono è necessario per rimanere nell’amore, per restare cristiani. Perdono: questa è una parola-chiave. La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi. Per favore non scoraggiatevi serve capacità di perdonare e nello stesso tempo il coraggio di lottare. So che questo è difficile, confidiamo che Dio sia in grado di portare pace in questa terra”, ha dichiarato il pontefice che ha ribadito il suo fermo “no al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione”. Il Papa ha invitato a pregare per la conversione dei cuori, per il trionfo vita e dell’amore fraterno nel rispetto delle differenze e diverse tradizioni religiose.
In precedenza, papa Francesco si è recato a Mosul, ex roccaforte dello Stato islamico in Iraq, dove “le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti”. Qui il pontefice ha rivolto una preghiera per le vittime della guerra nella cosiddetta Piazza delle quattro chiese (Hosh al Bieaa in arabo), in cui si trovano ai quattro angoli una chiesa siro-cattolica, una siriaco-ortodossa, una armena-ortodossa e una caldea. “Ti affidiamo coloro, la cui vita terrena è stata accorciata dalla mano violenta dei loro fratelli, e ti imploriamo anche per quanti hanno fatto del male ai loro fratelli e alle loro sorelle: si ravvedano, toccati dalla potenza della tua misericordia”, ha detto il Papa. “Se Dio è il Dio della vita – e lo è – a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio è il Dio della pace – e lo è – a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è – a noi non è lecito odiare i fratelli”, ha aggiunto il Pontefice.
“Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone – musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati e altri”, ha detto ancora Bergoglio. Il Papa ha voluto ricordare in particolari due simboli della città di Mosul. “La moschea Al Nouri con il suo minareto Al Hadba e la chiesa di Nostra Signora dell’orologio: è un orologio che da più di cent’anni ricorda ai passanti che la vita è breve e il tempo”. Il Papa, infine, ha riaffermato la “convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra. Questa convinzione parla con voce più eloquente di quella dell’odio e della violenza; e mai potrà essere soffocata nel sangue versato da coloro che pervertono il nome di Dio percorrendo strade di distruzione”.
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