Fino a 120 persone sono state arrestate in Pakistan a seguito della morte di un imprenditore dello Sri Lanka, linciato e dato alle fiamme perché sospettato di blasfemia. L’aggressione – compiuta venerdì a Sialkot, provincia centroorientale del Paese – aveva portato il primo ministro Imran Khan a parlare di un “giorno di Verona per il Pakistan”. Secondo le autorità, dietro l’ira della folla vi sarebbe la decisione del dirigente di rimuovere un poster con versetti religiosi. Diversi video con il titolare dell’impresa di abbigliamento colpito dalla folla e dato alle fiamme sono finiti in rete. Accade frequentemente in Pakistan che folle di persone aggrediscano individui accusati di blasfemia, reato che in alcuni casi viene punito con la pena di morte. L’uccisione odierna è stata condannata da Tahir Ashrafi, consigliere del primo ministro per l’armonia interreligiosa. “È stato un atto barbarico, contrario agli insegnamenti dell’Islam. Condivido il dolore del popolo dello Sri Lanka e della famiglia della vittima, assicurando che i colpevoli saranno portati davanti alla giustizia”, ha affermato Ashrafi in un video-messaggio condiviso sui social.
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