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Orlando convoca le parti sociali, discussa la possibilità di vaccini sul luogo di lavoro

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La possibilità di consentire la somministrazione dei vaccini sul luogo di lavoro, coinvolgendo le imprese nella campagna vaccinale. È uno dei punti discussi oggi al tavolo convocato con le parti sociali dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sull’aggiornamento dei protocolli di salute e sicurezza. All’incontro, che si è svolto in video conferenza, hanno partecipato anche il commissario straordinario per l’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, ed esponenti dell’Ugl. Presenti, tra gli altri, anche Confindustria, con la dg Francesca Mariotti, il presidente di Confapi Maurizio Casasco, e la vicepresidente Confcommercio con delega al Lavoro, Donatella Prampolini. “La convocazione del tavolo di oggi – ha dichiarato Orlando – ha due obiettivi. Il primo è quello fare il punto rispetto alla questione dell’attuazione dei protocolli sicurezza che sono stati firmati nel marzo dello scorso anno, il secondo è quello raccogliere un’opportunità e un’istanza.


L’opportunità è quella che è stata indicata anche da alcune associazioni datoriali e riguarda la possibilità di utilizzare i presidi che esistono all’interno delle aziende, quindi i medici aziendali, per l’attività di vaccinazione”, mentre “l’istanza è quella, se si riesce ad attivare questa rete, di garantire un accesso più fluido ai vaccini alle categorie di lavoratori che sono più immediatamente esposti al contagio e che, tra l’altro, sono anche i lavoratori che sono stati impegnati nei giorni del lockdown, penso ai servizi essenziali, alla grande distribuzione”, ha spiegato.

Apprezzamento per la proposta di somministrare i vaccini sul luogo di lavoro, lanciata per la prima volta a inizio gennaio da Confapi, è arrivata dal segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “È necessario consentire – ha detto – la somministrazione dei vaccini nei luoghi di lavoro, lì dove ci sono medici competenti e medici aziendali, ma anche nelle piccole aziende, magari facendo ricorso alle strutture bilaterali delle parti sociali presenti sul territorio”. “Tutto ciò – ha spiegato – per accelerare la distribuzione e per non pesare eccessivamente sulle strutture pubbliche. Ecco perché dobbiamo stabilire un percorso per arrivare presto alla sottoscrizione di un nuovo Protocollo”. Dopo l’incontro, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha espresso soddisfazione per l’avvio del confronto e di un tavolo tecnico per aggiornare il protocollo: “Quel protocollo che ha dato buoni risultati – ha affermato – ha bisogno di una manutenzione relativamente, ad esempio, alla certificazione di avvenuta negativizzazione per il rientro nei luoghi di lavoro di coloro che sono stati colpiti dal Covid, al lavoro agile, alla garanzia dei dispositivi di protezione individuale, alla tutela dei lavoratori fragili, fino al piano di vaccinazione”.

È stato un incontro positivo. Abbiamo espresso ai ministri Orlando e Speranza quella che consideriamo un’esigenza ed una necessità, ad un anno quasi di distanza, di una verifica finalizzata ad un aggiornamento dei protocolli per la sicurezza e salute anti Covid sottoscritti dal Governo e dalle parti sociali”, ha affermato il neo segretario generale della Cisl Sbarra, mentre secondo Luca Malcotti, vicesegretario generale dell’Ugl, e Fiovo Bitti, dirigente confederale Ugl, “un anno di esperienza ci consente di correggere alcune parti del protocollo, che riguardano, in particolare, le indicazioni per l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, le riunioni, le trasferte e la formazione”. Forte consenso sull’ipotesi di coinvolgere le aziende nella somministrazione dei vaccini, con Confindustria che ha ribadito la disponibilità delle imprese a collaborare in modo attivo alla campagna pubblica di vaccinazione. Confcommercio, infine, si è detta “disponibile a coinvolgere le imprese associate per l’utilizzo ad esempio dei centri distributivi e dei magazzini di alcune attività, e il personale medico impiegato, fermo restando la necessità di individuare le categorie di lavoratori più a rischio per la tipologia di impiego più esposto al pubblico”.

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