Nella stanza d’albergo, dopo l’accoltellamento di Mario Cerciello Rega “Gab (Gabriele Natale Hjorth) ha fatto domande su cosa fosse successo. Io ero scioccato. Gli ho spiegato che volevano uccidermi e mi sono difeso”. Lo ha detto Finnegan Lee Elder nel corso della sua dichiarazione spontanea in corte d’assise a Roma dove è imputato, insieme a Gabriel Natale Hjorth, per l’omicidio avvenuto tra il 25 e il 26 luglio a Roma in zona Trastevere del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. “Non abbiamo chiamato la polizia – ha detto – perché eravamo paralizzati dalla paura. Non ero veramente sicuro che ci sarebbero state indagini perché quelle persone erano spacciatori”. Anzi, ha aggiunto Elder, “non sapevo se i due aggressori erano legati al fatto di Brugiatelli. Mai cercato di scappare anche se sapevo che sarei stato accusato di aver ferito una persona”. Quando la mattina del 26 i carabinieri hanno bussato alla porta della camera d’albergo “sapevo che era la polizia – ha detto Elder – ma pensavo che avrei saputo spiegare”.
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